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Visualizzazione dei post da dicembre, 2014

Dal caffè sospeso al caffè crossing: l'abbiamo inventato a Napoli

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Camminando per via dei Tribunali in questi giorni, avrete notato che il bar del Generale o Diaz, ha esposto due cartelli e una lista (meno visibile). Avevo già scritto in proposito della "cultura del sospendere" come atto di rivolta dove " una lunga matrice filosofica,  nelle radici della parola greca yps (su, sopra) e un Sanscrito forse, di spand-par : tremare, nel senso di agitare. Sospendere dunque, è un atto fortemente sovversivo delle regole e non così pacifico: un agitare sopra, se leggo in Latino. Molto più che un atto solidale: lo compie il popolo l'atto del sospendere, e il singolo individuo; lo fa silenziosamente dal basso verso l'alto, incrinando i rapporti tra le cose" L' "acino di fuoco" (Riccardo Pazzaglia) era un esempio: quando in un cortile a Napoli, qualcuno aveva acceso il fuoco, su una paletta era disposto a dare un tizzone ardente al suo vicino che non l'aveva acceso: gli passava un "acino di fuoco"; co

1478: quella Madonna alla moda della natività Recco di Napoli

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Nella splendida chiesa rinascimentale di San Giovanni a Carbonara ,  la cappella della famiglia Recco o della Natività del Signore, fu fondata nel 1423 da Giosuè Recco, maggiordomo della Regina Giovanna II. Giosuè Recco “ fu molto caro al re Ladislao, e poi fu siniscalco della Regna Giovanna II” e fu dunque membro di quelle famiglie nobili che vollero assicurarsi un posto di rilievo e rappresentativo, specialmente negli anni in cui entrava in contatto imparentandosi con la nobile famiglia Sersale  (1426), nella chiesa che i Durazzo-d’Angiò andavano ideando come pantheon di famiglia. Nella Cappella Recco, fu custodito fin dagli anni della sua realizzazione e sempre, il gruppo scultoreo della natività, in origine un quadro grandioso composto da 42 esemplari  eseguito da  Pietro Alemanno  con la collaborazione del  figlio Giovanni (1478-1484) : i due ebanisti venivano forse da  Ulm , nella Germania sud-occidentale e provenivano da una cultura alimentata dal gusto e dall'e

La terra del Vesuvio nel sangue, come vino (tenuta Sorrentino)

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L’inizio dei vini Sorrentino parte con Benigna di Terzigno, che aveva maledetto la terra avendone dovuta lavorare tanta, troppa: Benigna la mamma di Paolo Sorrentino, l’attuale titolare, voleva sposarsi un metalmeccanico per non pensare più alla terra e alle sue fatiche e così fece.Voleva stare tranquilla e siccome a 18-20 anni la schiena se l’era spaccata ben bene, aveva detto basta con la terra. A un certo punto però, un piccolo pezzettino di terra che Benigna ha in famiglia, quel pezzo primitivo dell’attuale tenuta, lo vede in balia di amministratori avidi e non ce la fa più: si rimette a lavorare la terra. Più o meno intorno agli anni ‘70, Benigna si riprende altra terra e la sua radice e il resto è una storia di un figlio, Paolo Sorrentino, che raccoglie l’amore della mamma e lo prosegue. Questa piccola storia assomiglia alla grande storia dell’Italia, che ripudia le fatiche della terra e poi, accortamente, ci ripensa: menomale che Benigna la terra ce l’aveva nel sangue. All’in