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Visualizzazione dei post da maggio, 2018

Largo Totò: se una targa ci insegna a piangere e a ridere

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La targa divelta « Non è una cosa facile fare il comico, è la cosa più difficile che esiste, il drammatico è più facile, il comico no; difatti nel mondo gli attori comici si contano sulle dita, mentre di attori drammatici ce ne sono un'infinità. Molta gente sottovaluta il film comico, ma è più difficile far ridere che far piangere » (Totò) Era appena stata inaugurata il 15 febbraio 2018: 120 anni dalla nascita del genio della Risata. Alla presenza delle autorità cittadine e di tante persone, era stata innalzata la targa con le date e la dicitura “Genio Napoletano Maschera Universale”, a pochi passi dal ponte murattiano che in parte decretò l’esclusione del Rione Sanità dai percorsi cittadini che portavano a Capodimonte da Palazzo Reale e dal resto della città.  A Totò (1898-1967) era stato finalmente tributato l’onore di avere nel suo rione di nascita uno spazio per ricordare la speranza del talento e concedere una pausa a chi magari al posto di svoltare per Capo

Il Social Monastero delle Trentatré, dalla ruota al router

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Ruota Comunicazione S.Patrizia-S.Gregorio 33 nella smorfia napoletana è la monaca, e non è certo un caso . “ Mi sembri la monaca delle trentatré ” pare si dicesse per chi scandisse ossessivamente il tempo o non sapesse come passarlo, cosa che invece le vere Trentatré hanno perfettamente regolato tra riti e preghiere. Da sempre la ruota delle comunicazioni di legno del portale contiguo della chiesa è servita per la carità, i messaggi, la necessaria comunicazione con l’esterno.Da non confondersi con la più celebre e tragica “ruota degli Esposti” che serviva all’Annunziata per i neonati abbandonati, né con quella di bronzo ricchissima tra affreschi e marmi di Santa Patrizia/Gregorio Armeno. Le Clarisse Cappuccine Trentatré, nascono con la fondazione del Protomonastero di Santa Maria in Gerusalemme di Napoli, con Maria Lorenza Longo il 19 febbraio 1535, riformando l’ordine delle Cappuccine e diventando Cappuccinelle in numero appunto di 33, come gli anni di Cristo. I frati Cappu

L'avanguardia del Tondo di Capodimonte

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Fergola, 1853, Tondo di Capodimonte da Google, la visione del tondo e dei Giardini P.Iolanda Nel 1758 Winckelmann visitò Capodimonte e la sua galleria di dipinti: “ dopo d'aver superata la salita erta e scoscesa, con un palmo di lingua da fuori”. Insomma, salire a Capodimonte era una vera impresa; q uando il Palazzo fu scelto come residenza dai sovrani napoleonici, era diventato più raggiungibile grazie alla costruzione del Corso Napoleone, superando il dislivello della Sanità con il ponte (1807-1809).   Al ritorno di Ferdinando I, Antonio Niccolini geniale architetto toscano, riprese in mano i progetti e decise di sfruttare il costone della rinominata Strada Nuova di Capodimonte ideando un’ampia scenografia paesaggistica aggiornata all’ultimo grido dei giardini contemporanei. Aveva già sistemato il parco della Villa Floridiana e, per Capodimonte, ricorse ad uno scenario monumentale a partire dall’ideazione del Tondo (1826) che è in verità una splendida ell

L'anno dei Seneca: le eccezionali scoperte di Napoli, tra papiri e manoscritti

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dal portale www.researchitaly.it CNR Il 2018 deve essere l’anno dei Seneca: in pochi giorni da Napoli, arrivano due incredibili notizie di ritrovamenti che riguardano la famosa famiglia di storici, filosofi e drammaturghi invischiati con la politica: Lucio Anneo Seneca il Vecchio padre di quel Lucio Il Giovane che tentò di educare Nerone. Le loro opere letterarie vengono scoperte in questi giorni dagli studiosi, tra città sepolte e biblioteche profanate.   Il primo ritrovamento viene dalla papirologa Valeria Piano dell’Università Federico II, e risale a pochi giorni fa: dai rotoli vesuviani di Ercolano, è saltato fuori l’ "Historiae ab initio bellorum civilium" di Lucio Anneo Seneca il Vecchio . Ritenuta perduta per sempre e fino ad oggi sconosciuta mostra l’eredità culturale del padre verso il figlio: un anno di puzzle per rincollare e leggere il papiro n. 1067 ridotto a brandelli del papà di Seneca il Giovane. Il manoscritto dei Gi

100 anni di Spiritismo Napoletano: Eusapia Palladino e Italo Calvino

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Una seduta spiritica Eusapia Palladino (1854-1918) era figlia di contadini di Minervino Murge e divenne la più grande spiritista partenopea della storia.  Della sua vita si sa poco: in una intervista alla rivista americana Cosmopolitan Magazine del 1910, è lei stessa a raccontarsi. La mamma sarebbe morta di parto e il papà ucciso dai briganti; una proverbiale botta in testa da bambina le avrebbe consentito di amplificare i poteri di cui godeva. Eusapia abitava in via Benedetto Cairoli ad un numero sconosciuto, e morì in un basso poverissima nel Borgo di Sant’Antonio nel cuore popolare di Napoli, 100 anni fa, il 18 maggio. Le sue straordinarie doti sarebbero emerse presso la famiglia Migaldi di Napoli, quando immigrata come bambinaia e domestica, Eusapia venne invitata per caso ad occupare il posto vacante in una seduta spiritica. Lo spiritismo era allora una vera moda, ed Eusapia incontrò il medico-spiritista napoletano Ercole Chiaia che la mise in contatto con Cesare Lombro