1478: quella Madonna alla moda della natività Recco di Napoli
Nella splendida chiesa rinascimentale di San Giovanni a Carbonara, la cappella della famiglia Recco o della Natività del Signore, fu fondata nel 1423 da Giosuè Recco, maggiordomo della Regina Giovanna II.
Giosuè Recco “ fu molto caro al re Ladislao, e poi fu siniscalco della Regna Giovanna II” e fu dunque membro di quelle famiglie nobili che vollero assicurarsi un posto di rilievo e rappresentativo, specialmente negli anni in cui entrava in contatto imparentandosi con la nobile famiglia Sersale (1426), nella chiesa che i Durazzo-d’Angiò andavano ideando come pantheon di famiglia.
Nella Cappella Recco, fu custodito fin dagli anni della sua realizzazione e sempre, il gruppo scultoreo della natività, in origine un quadro grandioso composto da 42 esemplari eseguito da Pietro Alemanno con la collaborazione del figlio Giovanni (1478-1484): i due ebanisti venivano forse da Ulm, nella Germania sud-occidentale e provenivano da una cultura alimentata dal gusto e dall'esperienza fiammingo-borgognona come possiamo intuire dalla precisa grammatica stilistica dei ricami delle vesti della Madonna.
Al tempo del Celano (II metà del 1600) le statue risultavano già “maltrattate dal Tempo”, “su di un eminente piano di fabbrica” ambietantate in una “stalla fortunata nella quale uscì alla luce il redentore divino”, la Beata Vergine, S.Giuseppe e il “Celeste Bambino” in mezzo ad angeli che portavano candelieri in mano e suonano strumenti dall’alto della capanna.
Dai documenti ritrovati, , il gruppo della natività che oggi è ridotto a soli 11 esemplari dopo furti e complesse dispersioni, risulta commissionato da Jaconello Pepe il 30 giugno 1478 ; Jaconello Pepe (o forse Pipe) risulta aromatario del Duca di Calabria, e il suo bel presepe non riuscirà mai a vederlo: il contratto per la doratura e pittura delle statue verrà infatti firmato dalla moglie ormai vedova, Antonietta de Gennaro, con il doratore Francesco Felice. In realtà non sappiamo i motivi della commissione di Jaconello e la ragione del relativo posizionamento del presepe oggi conosciuto come Recco nell'omonima cappella, ma comprendiamo che dalla dinastia Durazzo siamo passati in pieno clima aragonese.
Pietro e Giovanni Alemanno sono ebanisti esecutori molto apprezzati a Napoli dalle famiglie nobili, specializzati nei gruppi scultorei “presepiali” commissionati e presenti nella stesa epoca del Recco: in Santa Maria la Nova, Sant’Eligio e all’Annunziata. Una vera e propria moda partenopea che affonda le radici come si vede in maniera consistente proprio in questa epoca.
Oggi alla Certosa di San Martino la Madonna, porta un mantello dorato foderato da un colore rosso-bordò e un vestito di lampasso, il tessuto prezioso antenato del broccato, ricamato su un fondo celeste-blu (come era del resto il colore della casata regnante: gigli d'oro in campo blu); una preziosa stola ricamata le cinge la vita, mentre San Giuseppe è vestito più sobriamente. Quello che colpisce di quel che resta di questa grandioso gruppo, oltre agli angeli suonatori sospesi (arpa, flauto, liuto e quindi in pieno clima di corte rinascimentale ) è proprio il mantello della vergine: ella è inginocchiata e una quantità di pieghe del sontuoso coprispalle e della veste, cadono a terra creando un movimento fermo, una sorta di base piramidale che la inchioda al perduto bambino, le mani giunte.
Il presepe Recco, pur nella dispersione dei pezzi, resta un documento iconografico preziosissimo di quella Napoli che amava ornare le chiese del 1400 e 1500 di sculture dorate presepiali. Le splendide stoffe raffigurate, richiedevano la figura di un decoratore specializzato, come abbiamo visto dai pagamenti differiti e dal nome dell'artigiano, e lo diremmo a la page diremmo, ovvero che doveva essere informato sui nuovi gusti contemporanei, di cui la Vergine del presepe di San Giovanni a Carbonara si fa testimone. Una preziosa conquista di moda: le madonne non vestono più abiti monocolore, sgargianti ma non ricchi e opulenti: sono abiti di corte, di rappresentanza ricamati dell'oro che mette in comunicazione l'antico gusto gotico-fiammingo con le novità dell'epoca. La bella Madonna Recco ha ricami d’oro e fili di seta che seguono giochi geometrici rigorosi ma non meno capricciosi di quelli che dovevano portare le dame contemporanee : una veste bordata da nastri ricamati che sembrano gioielli lungo la scollatura rigorosa sul seno, mentre sfoggia un incarnato rosa nel viso pafuttello e ben pasciuto. Le trecce di Maria ricadono sulle spalle: come gli angeli con la coroncina di questo presepe, tutto è all'ultima tendenza fashion-hair. La Madonna della natività Recco (1478-1484) è dunque una madonna alla moda, come solo poteva essere il crocevia di una cultura europea, fiamminga-italiana-borgognona, com’era la corte di Napoli nella II metà del 1400: al fondo oro, da fondale piatto del gotico, si sostituisce un "criso-ricamo" sgargiante del pieno e splendente Rinascimento.
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