A Napoli, nea-città: passano gli anni ma non il tempo

Auguri di riconessione alla città eternamente nuova: questo è l'auspicio per il 2015.
Questa mia città, Partenopoli di Partenope@ -ovvero una Napoli che sappia ritornare alla sua origine senza dimenticarsi il presente-  ha bisogno di narratori che la amino, come i grandi viaggiatori di un tempo, perchè i suoi abitanti possano percepire attraverso il racconto altrui la loro stessa identità. Come appartenersi attraverso, senza riuscire a guardarsi mai davvero dentro...
In fondo a Napoli ci vivo da quasi venti anni, l'ho scelta e non me ne andrei mai: a me Napoli è cresciuta dentro senza peccato originale.
Quell'astio tipico del napoletano oriundo (alla Totò) che ama-et-odia la sua città, lancia come una condanna che ricade sulla città medesima e su un'eterna sete di rivalsa: quest'anno non ci appartenga. Nemmeno la sirena era di queste parti, ma le scelse; per cui,  tenetela cara questa millenaria città di strati, dove un ordine cinquecentesco convive con una maiolica di due secoli dopo o tre prima, o dove avanzi romano-greci rigurgitano dal sottosuolo o dai muri. Tenete caro il tempo è l’ordine comune di questo posto eternamente nuovo: Nea-Polis.
Non v'è città al mondo -potrebbe dire Calvino- più invisibile che essa: gli abitanti la passano, la camminano e la bestemmiano. Eppure non la vedono:  e in fondo, sono persi in quello che non vedono di sè.
Partenopoli, la città di Partenope@  -direbbe Calvino- è città invisibile di ordine: architettura che non respira trai vicoli, dove non si percepisce la grandiosità delle facciate o il ritmo di lesene, parti alte che non riconoscono quelle basse, chi di sotto e chi di sopra. Il passante che non alza lo sguardo, abbassa così la soglia della sua coscienza. Chi bestemmia la propria città concede il manico al coltello di chi Napoli la vuole morta, denigrada, legata a immagini che non le appartengono, laddove la grandiosa capitale del Regno ha bisogno proprio del contrario. Le strade greche, così come furono pensate senza pensare, sono greche ancora, e si possono camminare rendendosi conto che si vive in un posto speciale.  Come satelliti da collegare, stanno portali lisi e squadrati, lesene e paraste scure su chiari intonaci: i monumenti sono pianeti da esplorare. E sopra ogni cosa, il pesante trucco barocco d'ornato, che non ebbe possibilità di essere barocco architettonico e si contentò di caricare le strutture esistenti in maschere d’oro, legno e stucco...
Quella parte d'odio di chi bestemmia la propria città, non resta solo parola: ricade sulla città come una pioggia di cenere, e ci ingolfa il passo: peggiore di una eruzione, fa meno lieve il transito e non permette la visione e il respiro e ci rende vittima della lamentela che Napoli non merita. Ma a Partenopoli, la città che vorrei ci portassimo in cuore quest’anno 2015, è una città invisibile -direbbe Calvino- e l'aria è tersa.
Riflette invece molto chiaramente, il mancato riflesso che ognuno non emana di se stesso non riconoscendosi in quelle strade, in quei monumenti, in quella gente che qui abita: perchè bestemmiando Napoli, lamentandosene, ognuno denigra solo la propria presenza e la propria identità. A Partenopoli, direbbe Calvino, passano gli anni senza mai passare il tempo.
Buon anno nuovo da Napoli, città antica eternamente nuova. Buon 2015 insieme, immagine e persona.

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