Quando gli ultimi sciuscià tentarono una cooperativa a Napoli
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Zi Tonino 'o Sciuscià |
È finito l'ultimo dei
lustrascarpe Tonino, lo sciuscià di via Toledo. La sua storia parla di quando
dopo la guerra gli scugnizzi diventarono "shoe shine" - napoletano sciuscià- lucidando le scarpe di vernice dei soldati americani, ma non solo.
Secondo l'Accademia della Crusca la parola sarebbe dapprima apparsa sui giornali di Roma, ma è
inevitabile associarla al capolavoro omonimo di Vittorio de Sica del 1946 che
vinse l’Oscar come miglior film straniero.
“Il mio scopo è rintracciare il drammatico nelle
situazioni quotidiane, il meraviglioso della piccola cronaca, anzi, della
piccolissima cronaca” ebbe a dire De Sica del suo lavoro.
Il neorealismo dopotutto parte dall’osservazione della realtà che era allora
come oggi, fatta di strade, mestieri e sacrifici.
Zi’ Tonino, al secolo
Antonio Vespa, aveva davvero lustrato le scarpe di Totò e di Vittorio De Sica, Gina
Lollobrigida e anche Silvio Berlusconi.


E’ un mestiere che nelle
zone povere del resto del mondo non si è ancora estinto, ed ha nel corso della
storia, riguardato tutta Italia. Ma è il napoletanissimo Vittorio De Sica ad
aver fermato e sintetizzato per sempre quella memoria di sopravvivenza da lui
conosciuta fin troppo bene a Napoli, legata al periodo post bellico ma anche
precedente ad esso, in cui molti storcevano il naso davanti alla miseria e all’umanità
del neorealismo. In tutto il mondo ci
sarà sempre qualcuno chino a lustrare le scarpe fortunate di un altro. Eppure,
Tonino, come tutti i suoi predecessori non più scugnizzi, fino alla fine hanno lucidato la dignità in un
mestiere di fortuna, di quando inventi la vita, e persino una parola dall’aspro
retrogusto napoletano.
Si ringrazia Ferdinando Kaiser per le foto di Zio Tonino.
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