Notre Dame: tra Corone di Spine, gobbi, e Torquato Tasso.
![]() |
Notre Dame, Parigi, la Flèche crolla |
Il disatro dell'incendio di Notre Dame a Parigi, venne scongurato nei giorni della Comune: dal 18 marzo al 28 maggio 1871, l'insurrezione rischiò di darle fuoco. Nella "Settimana di sangue" (21-28 maggio) due barili di polvere da sparo e inneschi di petrolio, avevano rischiato di far saltare in aria la Cattedrale, e solo per poco si evitò il disastro. La Rivoluzione Francese intanto, l'aveva già spogliata dell'oro, del bronzo e di quasi ogni cosa preziosa che conteva. Quello che finora si legge dalle cronache di questa nefasta giornata del 15 aprile 2019, è che è bastato un ponteggio, per beffa pertinente ai restauri, per cancellare la cattedrale e il suo giacimento culturale, comunque la si voglia vedere, e soprattutto Patrimonio Mondiale dell'Unesco. Certamente uno dei simboli della capitale francese. Per quanto si voglia minimizzare il danno, è evidentemente impossibile: già Torquato Tasso, visitando Parigi nel 1570, rimase colpito dalle vetrate di Notre-Dame.
E se anche fosse per il capolavoro di Victor Hugo del 1831, Notre Dame, basterebbe questo a farci![]() |
NotreDame, dieci giorni fa con le impalcature intorno alla guglia-flèche |
![]() |
I finti meli in fiore, di questo aprile 2019 |
La cattedrale eretta a partire dalla seconda metà del 1100 con numerosi interventi arriva fino alla seconda metà del XIV secolo, presenta 5 navate di stile gotico, e aveva problemi di conservazione evidenziatesi già clamorosamente nel corso del 2017, tanto da dar vita a un restauro (2018) che ne aveva permesso la rimozione delle 12 statue degli apostoli dal tetto con mezzi aerei. La pietra, gli archi rampanti e le vetrate mostravano segni di cedimento: non si poteva aspettare. E soprattutto il tetto di piombo, sostenuto da assi di quercia ancora in gran parte originali del 1200, che è andato distrutto: e la flèche ottocentesca -la guglia a freccia- la cui struttura è quasi interamente di legno, è collassata. Cosa sia stato delle reliquie di San Dionigi, Santa Genoveffa e in sagrestia, dove ancora si devono capire i danni, della Corona di Spine portata a Parigi nel 1239 da Luigi IX, resta da verificare. I danni si conteranno domattina, e in giornata, non appena l'incedio sarà domato.
Oggi per distrarci possiamo solo ricordare tra le tante cose, il film Il Gobbo di Notre Dame (1939) del regista tedesco W. Dieterle, e prima ancora quello di Wallace Worsley del 1923 per pasare al celebre film Disney ( 1996), e l'opera musicale Notre Dame de Paris (1998) di L. Plamondon, con musiche di Cocciante, che hanno fatto sognare il mondo, tra zingari e creature deformi. In fondo erano 54 i mostri ottocenteschi- gargoyles in omaggio a #VictorHugo che non ci saranno più; un popolo immaginario di sculture che guardava Parigi dall'alto di #NotreDame che tutti conosciamo o abbiamo visto almeno una volta sui libri o in fotografia. Furono certo aggiunti dall’architetto ottocentesco, ma non per questo come dice qualcuno, cinicamente, non importa del crollo.
![]() |
Reliquia della Corona di Spine |
La bella canzone Notre Dame di Edith Piaf, che recitava nel testo la difficoltà delle pietre portate a spalla sopra l'acqua, ci racconta della tragedia del conservare, che è diverso dal ricostruire. E infine, citare Hugo serve a spiegarci almeno per ora cosa non è accaduto:
"Nell'ombra, a quell'altezza, faceva uno strano effetto e le buone donne dicevano: Ecco l'arcidiacono che soffia, e lassù in cima fiammeggia l' #inferno (...) Neanche il popolo si lasciava ingannare; per chiunque fosse un po' accorto, Quasimodo passava per il demonio, Claude Frollo per lo stregone..."
"Nell'ombra, a quell'altezza, faceva uno strano effetto e le buone donne dicevano: Ecco l'arcidiacono che soffia, e lassù in cima fiammeggia l' #inferno (...) Neanche il popolo si lasciava ingannare; per chiunque fosse un po' accorto, Quasimodo passava per il demonio, Claude Frollo per lo stregone..."
- E' certo che nella sua millenaria storia Notre Dame, non sarà più la stessa.
Commenti
Posta un commento