Il progetto Quartiere dell'Arte: "fare insula" del contemporaneo
Napoli dal terrazzo del Museo Nitsch |
Il Museo Hermann Nitsch festeggia il suo decennale (2008-2018)
nella ex stazione a carbone del Bellini: un tempo vi si produceva energia per lo
stabile progettato da Carlo Sergente, ed ha finito con l’illuminare l’Orgienm Mysterien Theater (il Teatro delle Orge e dei Misteri) che affonda nei
riti e nel primordiale la sua sperimentazione. Relegarlo comunque a “semplice” museo è riduttivo:
molteplici laboratori, la residenza dell’artista, le sale di proiezioni e le
performance che ha ospitato, lo hanno reso un luogo di propagazione e
divulgazione; davvero una piccola e dinamica centrale dell’arte. L’area
dell’antico borgo fuori le mura del Largo Mercatello, detto Limpiano, si
trasformò in Limpiano-Pontecorvo quando Fabrizio Pontecorvo al seguito di Don
Pedro di Toledo, divenne ricchissimo arrendatore della Dogana e riuscì a
mettere le mani sulla zona: sul lembo estremo di quei terreni, sorge il Nitsch
che ha una visuale splendida sulla città.
Il panorama del Cavone dal Museo |
Il museo napoletano è il secondo
in Europa dedicato all’artista viennese e precede di un anno quello bavarese a
Mistelbach. Secondo una strana prospettiva ribaltata, il primo affonda le
radici in una ex fabbrica di utensili agricoli, mentre a Napoli occupa l’investimento
industriale del barone e deputato Nicola La Capra Sabelli. Questi, proprietario
del Teatro Bellini, aveva deciso di impiantare la centrale elettrica prima del
balzo sul Cavone: i locali sono datati a fine ‘800, ampliati dalla successiva Società
Gas e Illuminazione (1925). Tra passaggi e abbandoni, nel 2000 la Fondazione
Morra ne ottiene un comodato d’uso trentennale e ristruttura con l’architetto
Rosario Boenzi. L’intervento conservativo ha lasciato a vista tutte le tracce
della sua ex-funzione, ospitando i “relitti della memoria” dell’opera di
Hermann Nitsch fin dal 1974, anno delle prime collaborazioni con lo Studio di Giuseppe
Morra. Dal 1992 il gallerista di via Calabritto, nel Palazzo dello Spagnolo
alla Sanità, mise in moto un processo virtuoso in cui l’arte rigenera i luoghi,
per passare poi al Quartiere Avvocata: è qui che il progetto Quartiere
dell’Arte è maturato con Pasquale Persico e Ugo Marano, includendolo dal 2013 nel
Grande Progetto Unesco. Il fulcro era costituito dall’ex convento delle
Cappuccinelle, già carcere minorile Filangieri, passato dal Demanio al Comune nel
2014. L’ex riformatorio sarebbe diventato un vero e proprio centro di
produzione delle arti, contemplando laboratori e residenze per i giovani
artisti e stagisti; nel settembre 2015 sono seguite purtroppo le occupazioni di
varie associazioni bloccandone lo sviluppo. Occorrevamo oltre 14milioni di euro
per restauro che il Comune non aveva (Consiglio Comunale, 19 novembre 2015) e
da allora la situazione è in fase di stallo.
Gli interni del Museo Nitsch con la ghisa della centrale |
Ogni luogo ha un suo proprio
destino e un genio che lo protegge, e un altro grande del teatro, il senatore a
vita Eduardo De Filippo, nel 1982 lesse per le Cappuccinelle la sua accorata
interpellanza al Senato richiamandosi a Napoli Milionaria. Aveva visitato nel
1981 il carcere minorile trovandolo un luogo su cui si doveva investire: allora
ospitava stabilmente 60 ragazzi ma ne transitavano annualmente fino a 1500, tra
gli 11 e 13 anni. Richiamandosi all’esempio di Giulia Civita Franceschi, la
grandiosa educatrice della nave Caracciolo, Eduardo auspicava la nascita di un
“villaggio” artigianale, dove i ragazzi avrebbero potuto imparare un mestiere:
su questa binario si è mosso il progetto Quartiere dell’Arte e nonostante tutto,
è andato avanti. Nel 2016 si inaugura infatti Casa Morra nello splendido
Palazzo Cassano d’Ayerbo d’Aragona alla salita San Raffaele, e nel 2017 l’Associazione Shozo Shimamoto trova spazio nel Palazzo
Spinelli Tarsia. Il progetto procede così all’inverso del “fare insula” dei
monasteri partenopei cinque-seicenteschi che fagocitavano terreni e proprietà
fino alle pubbliche vie: si apre diffondendosi a macchia di leopardo connettendo
a largo raggio edificio con edificio, strada dopo strada, progetti e persone. La riapertura della Scala al Vico II Avvocata, voluta per il decennale
del museo, va in questa direzione. Le parole di Eduardo de Filippo sembrano
rivolte all’oggi: ”un richiamo di ordine
turistico su scala internazionale ma anche e insieme fonte di guadagno e di
indipendenza economica per questi giovani del villaggio”. In questo
decennale, non possiamo che augurarci un rilancio del progetto
Cappuccinelle-Quartiere dell’Arte, che premi la lungimiranza e le visioni coraggiose
sul futuro.
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