Post

Visualizzazione dei post da settembre, 2018

Il progetto Quartiere dell'Arte: "fare insula" del contemporaneo

Immagine
Napoli dal terrazzo del Museo Nitsch Il Museo Hermann Nitsch festeggia il suo decennale (2008-2018) nella ex stazione a carbone del Bellini: un tempo vi si produceva energia per lo stabile progettato da Carlo Sergente, ed ha finito con l’illuminare l’ Orgienm Mysterien Theater (il Teatro delle Orge e dei Misteri) che affonda nei riti e nel primordiale la sua sperimentazione.   Relegarlo comunque a “semplice” museo è riduttivo: molteplici laboratori, la residenza dell’artista, le sale di proiezioni e le performance che ha ospitato, lo hanno reso un luogo di propagazione e divulgazione; davvero una piccola e dinamica centrale dell’arte. L’area dell’antico borgo fuori le mura del Largo Mercatello, detto Limpiano, si trasformò in Limpiano-Pontecorvo quando Fabrizio Pontecorvo al seguito di Don Pedro di Toledo, divenne ricchissimo arrendatore della Dogana e riuscì a mettere le mani sulla zona: sul lembo estremo di quei terreni, sorge il Nitsch che ha una visuale splendida sulla

FiatLux: risplendono i lampadari di Capodimonte dopo la pulizia e il restauro

Immagine
Lo splendore dopo la pulizia (dal sito del Museo, foto M.Casciello) E' da salutare con gioia, il restauro e la pulizia degli splendidi lampadari di manifattura tedesca che nel 1838  Ferdinando II di Borbone dona agli appartamenti reali quando sposa la sua giovane Maria Teresa Isabella d'Asburgo-Teschen .  La nuova regina non amava la vita modana, e preferiva le stanze dei suoi palazzi e la cura della numerosa prole della coppia regale (ebbero 12 figli). Al tempo di questi lampadari, il re aveva deciso di proseguire i lavori della reggia partenopea per il completamento dell'ala settentrionale e dei rivestimenti delle facciate e dei cortili, nonchè in ultimo  l'ammodernamento degli interni,  affidandoli complessivamente dal 1832 ad Antonio Niccolini e Tommaso Giordano (già impegnanti nell'immenso cantiere dal padre Francesco I). Normalmente non siamo abituati a considerare le "suppellettili" come parte integrante dei nostri musei: lampadari, te