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Visualizzazione dei post da 2018

Il progetto Quartiere dell'Arte: "fare insula" del contemporaneo

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Napoli dal terrazzo del Museo Nitsch Il Museo Hermann Nitsch festeggia il suo decennale (2008-2018) nella ex stazione a carbone del Bellini: un tempo vi si produceva energia per lo stabile progettato da Carlo Sergente, ed ha finito con l’illuminare l’ Orgienm Mysterien Theater (il Teatro delle Orge e dei Misteri) che affonda nei riti e nel primordiale la sua sperimentazione.   Relegarlo comunque a “semplice” museo è riduttivo: molteplici laboratori, la residenza dell’artista, le sale di proiezioni e le performance che ha ospitato, lo hanno reso un luogo di propagazione e divulgazione; davvero una piccola e dinamica centrale dell’arte. L’area dell’antico borgo fuori le mura del Largo Mercatello, detto Limpiano, si trasformò in Limpiano-Pontecorvo quando Fabrizio Pontecorvo al seguito di Don Pedro di Toledo, divenne ricchissimo arrendatore della Dogana e riuscì a mettere le mani sulla zona: sul lembo estremo di quei terreni, sorge il Nitsch che ha una visuale splendida sulla

FiatLux: risplendono i lampadari di Capodimonte dopo la pulizia e il restauro

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Lo splendore dopo la pulizia (dal sito del Museo, foto M.Casciello) E' da salutare con gioia, il restauro e la pulizia degli splendidi lampadari di manifattura tedesca che nel 1838  Ferdinando II di Borbone dona agli appartamenti reali quando sposa la sua giovane Maria Teresa Isabella d'Asburgo-Teschen .  La nuova regina non amava la vita modana, e preferiva le stanze dei suoi palazzi e la cura della numerosa prole della coppia regale (ebbero 12 figli). Al tempo di questi lampadari, il re aveva deciso di proseguire i lavori della reggia partenopea per il completamento dell'ala settentrionale e dei rivestimenti delle facciate e dei cortili, nonchè in ultimo  l'ammodernamento degli interni,  affidandoli complessivamente dal 1832 ad Antonio Niccolini e Tommaso Giordano (già impegnanti nell'immenso cantiere dal padre Francesco I). Normalmente non siamo abituati a considerare le "suppellettili" come parte integrante dei nostri musei: lampadari, te

L'omaggio del Sannio alla tragedia di Genova

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Ogni anno nel mese di agosto nel piccolo paese beneventano di Foglianise, divenuto città solo nel 2012 grazie ad uno specifico decreto dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano , per “ insigni per ricordi, monumenti storici e per l'attuale importanza” , vengono allestiti i  "carri di grano" in onore di San Rocco .  La tradizionale sfilata delle macchine da festa è documentata con cadenza regolare almeno dagli inizi del ‘700, in pieno clima barocco: i registi contabili del Libro del Cannaruto (1730), mostrano infatti la grande devozione di questo piccolo centro sannita al Santo di Montpellier, e le cospicue spese dedicate alle macchine allegoriche a lui dedicate. Dal 2007, la tradizionale sfilata di carri è dedicata ad una regione e in questo 2018, era destinata fatalmente alla Liguria. Prima del crollo del ponte genovese poteva leggersi sul sito ufficiale della festa : “ Quest'anno al centro della kermesse ci sarà una terra

Gli occhi del Corpo: McGregor all'Auditorium Niemeyer

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Il ring dei nibelunghi della Company Wayne McGregor Uno di quei temporali-tornado magnifici che piegava i maestosi pini e platani di # VillaRufolo , mentre le foglie cadevano in un irreale ritmo lento sotto le tremende gocce dell'acquazzone estivo, ha richiesto che lo spettacolo # Icons di # WayneMcGregor si spostasse giocoforza dal belvedere all' # AuditoriumNiemeyer  per il Ravello Festival 2018, 66esima edizione. Non tutto il male viene per nuocere: un imprevisto che ha messo a dura prova l'organizzazione, ha proposto una inedita consonanza con l'architettura contestata del genio dell' essenziale Niemeyer e la Company Wayne McGregor. Una scelta coraggiosa da parte della compagnia di ballo: rinunciare ad ogni progetto-luci, e danzare nel ring a luce fissa. Un altro anello wagneriano in cui mostrare la tenacia a corpo nudo, la ricerca del Graal senza appello; una scelta che ricorda quell'imperativo "Danza, danza, danza" che Pina Baush ha las

C'è da spostare una statua, passata la festa gabbato Giambattista Vico

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Dieci metri di cartapesta per Giambattista Vico Passata la festa, gabbato Giambattista. Siamo in tropicale luglio e la “statua” di Giambattista Vico (Napoli 1668 –1744) dopo i festeggiamenti del Maggio dei Monumenti per i 350 anni dalla nascita e relative iniziative, langue disfacendoci a brandelli, nel centro dello spiazzale della metropolitana di Piazza Municipio . L’ aveva segnalata Maurizio de Giovanni all’inizio di giugno sul Corriere del Mezzogiorno definendo la “statua” in cartapesta di ben dieci metri, una “ rappresentazione così caduca, di materiale tanto poco nobile ancorché assai nobilmente costruita”. In effetti, a prescindere dai valori estetici del monumento su cui sorvoliamo in nome della celebrazione di un genio partenopeo, era naturale aspettarsi dopotutto il lento disgregamento della caduca materia. Non è nemmeno corretto chiamarla “statua”, visto che solitamente ci riferiamo a monumenti solidi in queste occasioni- bronzo o pietra che durino- ma piutt

Leonardo signore dei dubbi,della bellezza e delle quotazioni: la Scapiliata a Napoli

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La Scapiliata e l'Arcangelo autoritratto Di Leonardo da Vinci non si finisce mai di parlare. Ogni mese una novità: questa del ritorno della tavoletta chiamata La Scapiliata (o Scapigliata tra il 1504 e il 1508) dopo oltre 30 anni a Napoli , è la notizia di luglio. Per ora. Torna dunque a Palazzo Zevallos in una saletta tutta per sé, l’opera davinciana che per lungo tempo ha fatto penare gli studiosi all’epoca della sua comparsa moderna nella storia: era il 1826 e ci sono voluti decine e decine di anni per la definitiva accettazione tra le opere del maestro (ma non per tutti) .Oggi è stata presentata in conferenza stampa a Napoli, grazie a Michele Coppola (Direttore Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo) e alla dott.ssa Chiara Trevisonni per il Complesso  monumentale della Pilotta di Parma, Galleria Nazionale. Ci eravamo appena ripresi dalla notizia intorno al 21 giugno 2018 del suo primo autoritratto su una piastrella di maiolica invetriata di 20x20cm, d

Il Miracolo di Furore: grandi pulizie

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Fiordo di Furore, domenica 1 luglio 2018 Dopo la segnalazione che era partita nella giornata di venerdì su alcuni profili privati , ed era poi stata pubblicata da questo blog nella giornata di sabato su segnalazione di due turisti svizzeri,il Fiordo di Furore è tornato ad essere praticabile : rimosse le rezze rosse di pericolo, non come è possibile vedere sui "monazzemi" in fondo, le barche spostate completamente e pulita la discarica che si era accumulata come mostravano le foto di venerdì. Siamo semplicemente lieti che la denuncia mediatica con oltre duemila condivisioni e le risposte indignate dei cittadini, abbia prodotto nella giornata di sabato questi risultato. Furore e il suo fiordo, vanto della Costiera tornano a splendere. In fondo, era proprio un miracolo che aspettavamo, come l'omonimo flm di Rossellini del 1948, in quegli stessi posti. Un grazie doveroso alle autorità e ai cittadini che hanno dimostrato che insieme,è possibile sconfiggere l'inciviltà

La vergogna del Fiordo di Furore, il degrado senza parole

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Il Fiordo di Furore è uno dei luoghi più belli della Costiera, evidentemente non in questi giorni. Fu interdetto l’anno scorso a causa del dissesto idrogeologico, e oggi, è nel degrado più assoluto: tra spazzatura e reti di pericolo, c’è chi fa il bagno nonostante tutto. E la storia scompare tra l’indifferenza al brutto e la minaccia di distacchi dalla parete rocciosa. Ad agosto dell’anno scorso, il Fiordo di Furore venne interdetto: pericolo caduta massi e dissesto idrogeologico, causato anche dai violenti incendi del mese di luglio 2017. Ordinanze a destra e sinistra dei costoni a strapiombo -che competono ai due comuni di Conca e Furore- si erano alternate: Conca dei Marini per prima, dove le fiamme avevano devastato e reso instabile la parete. Non era più possibile scendere: un muro di mattoni bloccava la scala verso la spiaggia, e via Anna Magnani era sbarrata. Il Fiordo è una fenditura profonda dei Monti Lattari, amatissimo dall’attrice romana e laggiù

L'installazione contemporanea di Alfonso d'Aragona, testamenti disattesi

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Arche Aragonesi, S.Domenico Maggiore La storia dell’arte è fatta spesso di testamenti disattesi e volontà inevase. Una delle installazioni contemporanee più innovative del Rinascimento di Napoli, fu purtroppo sottovalutata: il cuore di Re Alfonso il Magnanimo, come un novello Virgilio pubblico, doveva ciondolare al centro dell’arco di Castel Nuovo in uno scrigno d’argento, ricordando la gloria della casata. E come in una simpatica allegoria, rammenta quell'altra collezione che giace sottovalutata alla Reggia di Caserta, #TerraeMotus di Lucio Amelio... All’alba del 28 giugno 1458, re Ferrante cavalcava sulle strade di Napoli in direzione delle allora “circoscrizioni comunali” dei Seggi, per annunciare la sua ascesa al trono. Nella notte era morto il padre, re Alfonso il Magnanimo: per lui, figlio illegittimo della napoletana Gueraldona Carlino, era arrivato finalmente il tempo . La città in quei giorni di giugno era in ginocchio: la peste non dava tregua, e i morti s

Riapre la Cappella Pignatelli : quelli che rubò Gisolfo a Costantinopoli

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La rinascimentale cappella di Caterina Pignatelli Ogni volta che recuperiamo un monumento di Napoli, bisognerebbe festeggiare : la Cappella Pignatelli nella centralissima piazzetta del Corpo di Napoli, grazie all’opera dell’Università Suor Orsola Benincasa, e lunghissimi anni di restauro è stata riaperta. Per il momento sarà possibile visitarla durante i concerti che vi si terranno in programma, e si spera che venga riaperta più spesso per ammirare le meraviglie che contiene. Chiusa negli anni ’50 dopo la morte di Donna Pignatelli, e diventata anche deposito di sedie, il figlio Fabio l’ha vista chiudere con un barbacane per evitare il peggio, e abbiamo dovuto attendere un post terremoto che come sappiamo tutti conta ormai 38 anni. Pignatelli ovunque, nelle grottesche di de Siloe, 1514 Tempi, comunque la si voglia vedere, troppo lunghi per non aver subito i soliti furti ( la pala d’altare e parti di marmo) e razzie che per poco non hanno compromesso i due princip

La Gioconda Pop e il BlackRap: se al Louvre canta Beyonce

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Ratto delle Sabine, David C'è chi grida allo scandalo e chi come me se la ride .    Jay - Z e   Beyoncè, e  la figlia Blue Ivy di 6 anni, al Louvre c'erano già stati in esclusiva nel 2014: una gitarella fuoriporta di famiglia con tanto di paparazzi. Niente di nuovo sotto il sole, quante volte i musei sono aperti alle visite esclusive di questo o quel personaggio? Così succede che alla data di pubblicazione del 16 giugno del singolo Apeshit ("dare di matto", per tradurla non volgarmente)c'è ancora chi grida allo scandalo. Intanto loro al Louvre prima di questo singolo ci sono andati ben 4 volte, come dichiara il museo negli ultimi dieci anni. Può #santocielo girarsi un video nel tempio sacro dell'arte (8 milioni di visitatori)e 18mila euro per una serata esclusiva da soli -se mai la volete passare pure voi trai quadri?  Lo scalone della Nike di Samotracia Ritratto di Nera di Beinost, 1800 Avranno certamente pagato qualcosina in più, visto