La vergogna del Fiordo di Furore, il degrado senza parole


Il Fiordo di Furore è uno dei luoghi più belli della Costiera, evidentemente non in questi giorni. Fu interdetto l’anno scorso a causa del dissesto idrogeologico, e oggi, è nel degrado più assoluto: tra spazzatura e reti di pericolo, c’è chi fa il bagno nonostante tutto. E la storia scompare tra l’indifferenza al brutto e la minaccia di distacchi dalla parete rocciosa.

Ad agosto dell’anno scorso, il Fiordo di Furore venne interdetto: pericolo caduta massi e dissesto idrogeologico, causato anche dai violenti incendi del mese di luglio 2017. Ordinanze a destra e sinistra dei costoni a strapiombo -che competono ai due comuni di Conca e Furore- si erano alternate: Conca dei Marini per prima, dove le fiamme avevano devastato e reso instabile la parete. Non era più possibile scendere: un muro di mattoni bloccava la scala verso la spiaggia, e via Anna Magnani era sbarrata. Il Fiordo è una fenditura profonda dei Monti Lattari, amatissimo dall’attrice romana e laggiù trai “monazzeni” che richiamano in Greco il vivere in solitudine -ovvero le antiche case abbarbicate come tutto il borgo dei pescatori tra la poca terra e la parete rocciosa per ripararsi dal naturale gonfiarsi del torrente Schiato-  al n. 6 c’era la sua “Villa La Storta” e poi “la Villa del Dottore “.  
Via Anna Magnani, il degrado
E proprio nei monazzeni si consumò la storia drammatica con Rossellini, tra il 1946-48. La “Storta” era diventato il Museo Permanente Anna Magnani ; ma di permanente ormai c’è solo l’abbandono di un incredibile patrimonio culturale. Con i fondi nazionali (ex Casmez) e quelli europei, dal 1982 al 2000 era stato creato in parte l’Ecomuseo del Fiordo, un progetto davvero avveniristico che comprendeva il recupero e riuso di diverse strutture del Fiordo che si inerpica fra più comuni. Dall’insediamento protoindustriale tra cartiere, mulini, canali che riportava alla luce l’antichissima metodologia della macerazione degli stracci per fabbricare la carta, era nato l’Ecomuseo che si sarebbe dovuto articolare tra la Cartiera Portello (foresteria e agricoltura biologica) Mulini delle MonacheCartiera- Mulino Viviani (erbario e due aule) SpandituroCalcara, la splendida Cappella rupestre di Santa Caterina d’Alessandria -patrona dei mugnai non a caso- e un Centro visite guidate. E naturalmente il Museo Magnani. Il
Fiordo, era oasi protetta per gli ultimi esemplari del falco pellegrino, riparo dell’antichissima felce gigante Woodwardia radicans, un relitto vegetale dell’era pre-glaciale. Nel corso dei secoli non a caso la natura impervia dei luoghi ispirò Boccaccio del Decameron nella novella di Mazzeo della Montagna, e vi si rifugiò il brigante Fra’ Diavolo inseguito dalle truppe di Giuseppe Bonaparte, e ancora dicono, l’eretico Meco del Sacco tra il XIII e XIV secolo. Furore, forse fu ispirazione di quella Bauci delle Città Invisibili di Italo Calvino che si regge sui trampoli: “Sette giorni di cammino nella selva. Bauci è lontana, quasi irraggiungibile. Si nasconde agli occhi del mondo; sorge nel bel mezzo di un reame boscoso che ricorda il tolkeniano regno di Lórien o la terrestre giungla Amazzonica”. Oggi, nonostante la riapertura del lato di Furore, il fiordo appare abbandonato e transennato, mentre le persone continuano a scendere a mare, ignare del pericolo e dei rifiuti. Molti, sono quelli accumulati da chi incivilmente passa le belle giornate a mare e poi molla i suoi sacchetti. Il degrado è incommentabile; le foto me le hanno mandate due turisti svizzeri scioccati. Può il luogo che Rossellini nel 1948 immortalò ne “Il miracolo” con la sua Magnani di allora, trasformarsi in un incubo ambientale, e in un pericolo per i bagnanti?



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