Leonardo signore dei dubbi,della bellezza e delle quotazioni: la Scapiliata a Napoli


La Scapiliata e l'Arcangelo autoritratto
Di Leonardo da Vinci non si finisce mai di parlare. Ogni mese una novità: questa del ritorno della tavoletta chiamata La Scapiliata (o Scapigliata tra il 1504 e il 1508) dopo oltre 30 anni a Napoli, è la notizia di luglio. Per ora. Torna dunque a Palazzo Zevallos in una saletta tutta per sé, l’opera davinciana che per lungo tempo ha fatto penare gli studiosi all’epoca della sua comparsa moderna nella storia: era il 1826 e ci sono voluti decine e decine di anni per la definitiva accettazione tra le opere del maestro (ma non per tutti) .Oggi è stata presentata in conferenza stampa a Napoli, grazie a Michele Coppola (Direttore Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo) e alla dott.ssa Chiara Trevisonni per il Complesso  monumentale della Pilotta di Parma, Galleria Nazionale.
Ci eravamo appena ripresi dalla notizia intorno al 21 giugno 2018 del suo primo autoritratto su una piastrella di maiolica invetriata di 20x20cm, dipinta verosimilmente all’età trai 18-19 anni, appena lasciata la bottega del Verrocchio, che il Prof.Solari e la dott.ssa Bonfantino a Roma avevano mostrato in anteprima svelando un complesso rebus a partire da una firma e alcune cifre presenti sulla mandibola dell’Arcangelo Gabriele rappresentato. 
Zevallos, allestimento 2018
In verità Leonardo avrebbe scelto di rappresentarsi in autoritratto nel 1471: la maiolica apparterebbe ai discendenti della nobile famiglia  Fenici di Ravello che l’avrebbe ricevuta in dono nel 1499. La Duchessa di Amalfi, Giovanna d’Aragona, l’avrebbe ricevuta in dono alla nascita del figlio Alfonso, forse tramite Galeazzo Maria Sforza. Di più non è dato sapere, vista la notevole importanza del reperto in oggetto e l'anonimato con cui la famiglia erede vuole tutelarsi giustamente... e i documenti ancora incerti. Le analisi chimiche però certamente danno la maiolica come autentica, il resto è mistero. Come tutto in Leonardo. E’ dunque in Campania, in Costiera, che si situerebbe il viaggio di questa altra opera di Leonardo inedita finora su cui il maestro avrebbe lasciato la firma, o meglio il rompicapo che mostra cifre in connessione con la firma, e che al momento sembra essere confermato dalla termoluminescenza: terra di Montelupo fiorentino, luogo fondamentale per la maiolica rinascimentale. A novembre del 2017 “il forse di Leonardo” Salvator Mundi è stato battuto da Christie's a New York,per la cifra stratosferica di 450milioni di dollari. Un forse che vale un capitale: del resto intorno al genio che amava non-finire i suoi lavori, il dubbio vale più che la certezza, per il principe saudita che se ne è impossessato. 
Conferenza stampa 5/7/2018 Zevallos
Nel marzo 2017 gli Uffizi avevano restituito al pubblico il prezioso restauro dell’Adorazione dei Magi: ancora un non-finito insieme alla Gioconda, Sant’Anna e la Vergine,il San Girolamo e la nostra Scapigliata per un paio di mesi napoletana. Giorgio Vasari ce lo spiega così: per l’intelligenzia de l’arte cominciò molte cose e nessuna mai ne finí, parendoli che la mano aggiugnere non potesse alla perfezzione de l’arte ne le cose, che egli si imaginava, con ciò sia che si formava nella idea alcune difficultà tanto maravigliose, che con le mani, ancora che elle fussero eccellentissime, non si sarebbono espresse mai.”
Insomma, non finire un’opera era una cifra stilistica per il genio, e più l’idea che la sua compiutezza contarono per Leonardo. Già uno dei suoi storici eredi, il Melzi nel Trattato della Pittura del maestro, riportava “componimento inculto”, cioè incompleto. La stessa scia che avrebbero seguito Michelangelo e Tiziano qualche tempo dopo con la scultura e la pittura.
Nella Scapiliata, la giovane donna coi capelli mossi dal vento, e non acconci e in ordine come alla moda quattrocentesca, dipinta su una tavoletta di pioppo o noce di 24,7x21 cm, che saltò fuori improvvisamente dalla vendita a Parma del restauratore Francesco Callani nel 1826 ( e fu acquistata solo nel 1839) che l’aveva ereditata dal padre Gaetano (1736-1809): le tracce si perdono tra gli inventari Gonzaga, la collezione dispersa a Londra, la presenza a Mantova, e la sua stessa esecuzione a Firenze. Un dato è certo per Leonardo da Vinci: i suoi sono i dubbi più costosi della storia, e non importa se esimi studiosi si dividono ancora tra Cristi, disegni, autografi ed esecuzioni incerte: conta la storia e la sua ricostruzione. Oggi, ogni volta che un Leonardo o presunto tale viene esposto, la sua quotazione sale, merito del genio e della indubitabile bellezza di questi capolavori, e anche del mercato.
Il gioiello oggi custodito dalla Pilotta di Parma, l’ex ducato Farnese di cui Carlo di Borbone porta a Napoli tutti i capolavori nel 1734, se fosse riemersa prima campeggerebbe a Capodimonte. Nessuno come Leonardo insegna che con i se e i ma si può fare la storia: la storia delle cifre dei suoi dubbi di questi anni dissipano ogni certezza su un’adeguata definizione di arte.Arte in Leonardo, come dimostra la Scapiliata e le novità mensili a cui ci stiamo abituando, è un’insieme di bellezza e congettura.Niente di certo, tranne la pura bellezza del forse.



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