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Visualizzazione dei post da 2015

Dimmi che Natività scegli e ti dirò chi sei

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Caravaggio, Natività 1609 Michelangelo Merisi da Caravaggio Natività con San Lorenzo e San Francesco (1609) Oltre alle luci e ombre del Sommo Caravaggio, ti rimane da riflettere sul fatto che la tela venne rubata forse da Cosa Nostra nel 1969 e da allora mai più ritrovata. Appena evaso da Malta, Caravaggio a Palermo fece questo splendido lavoro,  come sempre un pò in fuga: oltre a San Lorenzo e San Francesco che partecipano, San Giuseppe volge le spalle al pubblico per una chiacchiera. Il verde molto raro nelle opere caravaggesche qui compare, con una Madonna distesa e un pò malinconica attorniata da personaggi-viandanti-pellegrini. Plana dal cielo un angelo: dopotutto c'è bisogno di una rassicurante Gloria dall'Alto dei Cieli. Se hai scelto Caravaggio, hai scelto il nostro tempo. Luci, Ombre, fughe e rapimenti, e quel tanto di turbamento che ti pervade. Natività, Piero Della Francesca 1475 ca Piero Della Francesca Natività ( 1470-75 ca) Forse incompleta e ma

Varcare la Porta Santa verso Ferdinando II re (3 gennaio a Roma)

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  Non è solo una questione di fede . E' anche una questione di fede ma anche di bellezza.  Comprende la storia millenaria, e un momento storico particolare: due Papi, un anno giubilare straordinario, una passeggiata nella veste barocca di Roma che riesca a convincerci non solo che "la bellezza salverà il mondo" ma anche che i nostri gesti simbolici sono i migliori auguri che noi stessi ci facciamo. Partenza da Napoli, ore 8. Cominciamo dalle ore 11.30 a varcare la Porta Santa di S.Pietro: la cerimonia ufficiale inizia nell'anno 1499 ad opera di Giovanni Burcardo , maestro cerimoniere di Alessandro VI, quel Rodrigo Borgia tanto discusso che pure diede grandioso impulso proprio al Giubileo. Molte cose sono cambiate da allora ( con Giovanni Paolo II nel giubileo dell'anno 2000 non si usa più il martello rituale per abbattere la porta ad esempio) . Passati dunque per il colonnato berniniano e attraversata la Porta Santa, ci accoglie immediatamente la Pietà

Il cavallo di bronzo di Donatello a Diomede Carafa: un impegnativo dono

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per l'immagine grazie: Ciro La Rosa La testa del cavallo di Diomede Carafa è tornata a casa restaurata, seppur nella versione copia di argilla che sostituì dopo la donazione degli eredi (1809) quella originale in bronzo. Completato il restauro, la copia è stata riposta al suo posto, nel cortile della dimora rinascimentale dei Conti di Maddaloni, in via San Biagio dei Librai. Nel 1471 la protome equina fu inviata a Napoli, opera di Donatello incompiuta per quel monumento equestre che Alfonso il Magnanimo non fece in tempo a farsi erigere per la splendida porta del Castel Nuovo. La regalò nientemeno che Lorenzo de' Medici a Diomede Carafa; oggi lo sappiamo dopo gli studi del prof. Francesco Caglioti. - La famiglia di Diomede Carafa, conte di Maddaloni. Caterina Farafalla dell'antico seggio di Portanuova era la mamma di Diomede; il papà quell'Antonio Carafa, detto Il Malizia, che del consiglio regio della regina Margherita di Durazzo faceva parte, e proseguì l'

Antonello da Messina a Napoli a Palazzo Zevallos: a volte ritornano.

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Ritratto Trivulzio presto a Napoli , 1476 La notizia è di quelle da far tremare  polsi degli amanti dell'arte: esposto a Napoli il ritratto d'uomo di Antonello da Messina, o ritratto Trivulzio, dal 5 dicembre a Palazzo Zevallos. La scarna rassegna stampa, parla oggi 23-nov. della mostra del celebre dipinto di Antonello da Messina, attraverso la collaborazione tra il museo torinese e quello napoletano. Fino al 1925 poco si sapeva di Antonello da Messina, se non quello che scriveva Giorgio Vasari: senza il passaggio a Napoli (a dire il vero un passaggio piuttosto complicato circa i segreti della pittura ad olio )  e la visione di una tavola di " Giovanni de Bruggia" ossia Jan van Eyck, che aveva mandato una tavola a Napoli, alla corte di Alfonso d'Aragona tramite banchieri fiorentini, Antonello non avrebbe deciso il suo successivo e decisivo viaggio di formazione nelle Fiandre. Alcuni studiosi contemporanei sono propensi a credere che quel viaggio non ci fu

Il più grande furto d'arte contemporaneo e la Grande Bellezza.

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Verona, Museo Civico di Castelvecchio, ore 20 di giovedì 19 novembre 2015. Entrano in tre, chiaramente vestiti di nero, fermano la cassiera, disarmano la guardia giurata e la bloccano con lo scotch. Si fanno portare davanti a 17 opere e diligentemente mettono a segno uno dei più grandi furti della storia dell'arte in Italia. Restano nel museo almeno un'ora e fuggono con l'auto del vigilante. Colpisce nell'elenco di 17 opere, la presenza di tanti unica della storia dell'arte. Quel fanciullo che mostra un ritratto schematico, di Giovan Francesco Caroto degli anni Venti del 1500, uno strano ritratto che qualche pediatra ha avanzato mostrare una malattia come la sindrome di Angelman o dalla deflagrata lezione leonardesca, chissà. Mantegna, Sacra Famiglia Quel fanciullo che mostra il disegno di un uomo, un vero disegno infantile, ci sorride beffardo. E non lo vedremo più. Comunque un unico eccezionale esempio di pittura, come quel ritratto di monaco benedett

La musica del Gesù Nuovo: la prima leggenda metropolitan-mediatica contemporanea

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La notizia della presunta musica del Gesù Nuovo, incisa sulle belle pietre di piperno, inizia a circolare ufficialmente nel 2010 quando se ne occupa il giornale Il Mattino di Napoli, con la pubblicazione di un video e di un articolo che ne farebbe persino ascoltare la musica riprodotta dalle deduzioni di Vincenzo Di Pasquale, che dal 2005, inseguiva la ricerca sulla storica facciata e sui suoi segni. Nel 2011 esce il libro " L'enigma del Gesù" dove la stramba teoria pare dimostrata da ricerche svolte in Ungheria, e attraverso la decifrazione dall'Aramaico dei segni sopra i piperni.  Il libro è un susseguirsi di deduzioni, notazioni, presunte letture e codificazioni, e teorie che nulla hanno a che fare con la semplice realtà di segni dei mastri pipernieri che cavavano la materia. Nel giro di pochi mesi, la notizia fa il giro del web, viene rimbalzata massicciamente dai social,  seguono presentazioni del libro e improvvisamente, la notizia è acclarata non solo dal

Una Cronaca di 1134 anni fa e le regole del caos.

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Di questo strano periodo che viviamo mi colpisce l'immane caos, dato perlopiù da chiacchiericcio sociale, quella superficiale tendenza alla informazione barbara di superficie che non analizza, distrae e aumenta il polverone. Per cui decido di staccare da Napoli e di fuggire verso l’ Abbazia di San Vincenzo al Volturno,  o meglio tra le sue rovine, do ve l’Enel da qualche mese ha deciso di mettere mano ai suoi impianti e con interventi discutibili all’altezza dell’antico complesso monastico, ha incaprettato il Volturno dentro al cemento compresso. Ricorre domenica 10 ottobre, l’anniversario di quella strage di monaci e dell’incendio saraceno che distrusse l’antica abbazia nell’881 d.C. :  “e subito dopo le fiamme del fuoco fecero rosseggiare perfino le alte stelle” (Chronicon Volturense). Degli oltre 300 monaci che vivevano nella cittadella monastica, molti furono trucidati, altri furono fatti prigionieri, e alcuni scapparono a Capua, ma ci misero oltre 30 anni per tornare n

Boccaccio a Napoli : il default delle banche e Fiammetta centro dell'universo.

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Gustave Wappers: Boccaccio racconta il Decameron alla regina Giovanna I Giovanni Boccaccio era stato mandato a Napoli dal padre Boccaccino da Chiellino, per imparare il mestiere : " Assai mi ricordo che da fanciullo il padre mio pose ogni suo sforzo, perch'io diventasse mercante"   nel 1327. Ha quindi 14 anni.     Ma non un mercante o un mestiere qualsiasi: una specie di affiliato del gruppo quasi manageriale dei Bardi di Firenze, la banca di il cui padre era socio. Era allora, una specie di "holding" medievale che aveva filiali in tutte le città importanti. E così Boccaccio figlio, fu spedito a far pratica, in un momento in cui anche le famiglie toscane dei  Peruzzi e degli Acciaiuoli finanziavano la corte e l'operato di Roberto d'Angiò e di mezzo mondo, Gerusalemme compresa,  in cambio di appalti di entrate doganali e di gabelle (i banchieri cioè riscuotevano le tasse al posto dello Stato) e commerciavano in lana e grano.Insomma, investivano.

La vera storia di "Sfruculiare la mazzarella" e un cantante "sopranista"

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Nicolino Grimaldi sopranista cantante di Napoli L'illustre Ulisse Prota Giurleo (Napoli 1886-Perugia 1966), un erudito ricercatore musicologo,  racconta che nel 1713 tornò a Napoli il cavalier Nicolino Grimaldi, una delle più grandi voci partenopee, un "sopranistra " (e quindi castrato) interprete amatissimo in Inghilterra a causa delle sue imbattibili personificazioni dei personaggi lirici di Georg Friedrich Handel : il suo Rinaldo pare fosse magistrale e fece la fortuna dello stesso Handel. Il Grimaldi, famoso ed acclamato, reduce da una tournee trionfale dall’Inghilterra passando da Venezia, aveva riportato  una mitica reliquia a Napoli: nientemeno che la “mazza” di San Giuseppe, ovvero l’autentico e originale  bastone del Santo . Come avesse fatto a procurarsi la mitica mazzarella , o perchè gli interessasse non è dato sapere, ma possiamo riflettere che il bastone di Giuseppe era più che un semplice bastone. Giuseppe era un téktón, in Greco più di un falegname,

Le azioni del sangue a Napoli: il museo Hermann Nitsch

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Dalla sede del settecentesco Palazzo dello Spagnuolo alla Sanità, poi trasferita a Palazzo Ruffo di Bagnara in Piazza Dante e definitivamente con il Museo Hermann Nitsch in Vico Lungo Pontecorvo, la Fondazione Morra mostra in questi giorni l’esposizione dal titolo: “ Azionismo pittorico-eccesso e sensualità” che mostra 70 opere di Hermann Nitsch per la prima volta in Italia provenienti dal Nitsch Museum di  Mistelbach (Vienna), mentre le opere del museo napoletano sono esposte nell'omonimo museo viennese nella mostra “ Arena. Opera dall’opera” a cura di Giuseppe Morra (sino al 29 marzo 2016) . Riconosciuto dal 2007 Museo di Interesse Locale, il Museo H.Nitsch - Archivio Laboratorio per le Arti Contemporanee, vuole essere un “luogo multifunzionale flessibile, dove sperimentare forme di arte plurime” che  riassume l’esperienza dell’austriaco Nitsch cominciata alla fine degli anni ’50 del ‘900 e che ha portato alla determinazione di “opere d’arte totali” ( Gesamtkunstwerk )

A Napoli, nea-città: passano gli anni ma non il tempo

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Auguri di riconessione alla città eternamente nuova: questo è l'auspicio per il 2015. Questa mia città, Partenopoli di Partenope@ -ovvero una Napoli che sappia ritornare alla sua origine senza dimenticarsi il presente-  ha bisogno di narratori che la amino, come i grandi viaggiatori di un tempo, perchè i suoi abitanti possano percepire attraverso il racconto altrui la loro stessa identità. Come appartenersi attraverso, senza riuscire a guardarsi mai davvero dentro... In fondo a Napoli ci vivo da quasi venti anni, l'ho scelta e non me ne andrei mai: a me Napoli è cresciuta dentro senza peccato originale. Quell'astio tipico del napoletano oriundo (alla Totò) che ama-et-odia la sua città, lancia come una condanna che ricade sulla città medesima e su un'eterna sete di rivalsa: quest'anno non ci appartenga. Nemmeno la sirena era di queste parti, ma le scelse; per cui,  tenetela cara questa millenaria città di strati, dove un ordine cinquecentesco convive con una mai