Riapre la Cappella Pignatelli : quelli che rubò Gisolfo a Costantinopoli


La rinascimentale cappella di Caterina Pignatelli
Ogni volta che recuperiamo un monumento di Napoli, bisognerebbe festeggiare: la Cappella Pignatelli nella centralissima piazzetta del Corpo di Napoli, grazie all’opera dell’Università Suor Orsola Benincasa, e lunghissimi anni di restauro è stata riaperta. Per il momento sarà possibile visitarla durante i concerti che vi si terranno in programma, e si spera che venga riaperta più spesso per ammirare le meraviglie che contiene.

Chiusa negli anni ’50 dopo la morte di Donna Pignatelli, e diventata anche deposito di sedie, il figlio Fabio l’ha vista chiudere con un barbacane per evitare il peggio, e abbiamo dovuto attendere un post terremoto che come sappiamo tutti conta ormai 38 anni.
Pignatelli ovunque, nelle grottesche di de Siloe, 1514
Tempi, comunque la si voglia vedere, troppo lunghi per non aver subito i soliti furti ( la pala d’altare e parti di marmo) e razzie che per poco non hanno compromesso i due principali monumenti ivi contenuti: a sinistra dell’altare, il sepolcro di Carlo Pignatelli opera del Malvito (1506-7) e la splendida Cappella di Caterina Pignatelli (1513-14), davvero innovativa come il suo ideatore, Diego da Siloe aveva già mostrato nella cappella Caracciolo da Vico in San Giovanni a Carbonara.
Carlo Pignatellli, sepolcro Malvito
Ma la storia davvero interessante è quella che giace intorno e sotto Santa Maria dei Pignatelli, la chiesetta voluta dalla famiglia dapprima come cappella gentilizia privata con Ettore Pignatelli (1493-1515) che soprintende le innovazioni con le sue sobrie linee di facciata bianche delineate dal piperno che in quegli anni identifica il nostro Rinascimento come nella Cappella Pontano. Ettore è un personaggio chiave della travagliata storia del ‘500 di Napoli: Luogotente del Regno di Sicilia e Capitano Generale, riuscì a diventare viceré di Sicilia nel 1518. La piccola chiesa-cappella poteva mai non rispecchiare le sorti di questa nobilissima casata fondamentale per sedare una lunga serie di congiure contro Carlo V? Il sepolcro del papà Carlo è quindi posto in bella mostra vicina all’altare, e quella della sorella di Ettore, contessa di Fondi che lasciò al fratello notevoli proprietà all'ingresso sulla destra.
 In quella facciata le colonnine tortili raccontano i resti dell’antico Seggio del Nilo e anche qualcosa in più dell’are che chiamiamo degli Alessandrini. Cappella gentilizia già in sito dal 1348, rimaneggiata appunto da Ettore, comprime nei suoi piccoli spazi fasi davvero interessanti: l’altare di Gaetano Buonocore (1736) e gli affreschi di Fedele Fischetti (1772)  . Per quest’ultima fase occorrerà ricordare che i Pignatelli vantano un Papa nello loro schiatta: Innocenzo XII ovvero Antonio Pignatelli (1615-1700).
Gli interventi '700eschi di Fischetti

Molto ci sarebbe da scrivere ancora su questa piccola chiesetta ancora piena di tanti altri gioielli, ma di questo incredibile monumento ad una delle famiglie più potenti d Napoli, resta l’omaggio onnipresente dei tre pignatelli neri in campo d’oro, riproposti all’interno dei girali delle belle grottesche e da cui le stesse si originano versate nell'aria del bianco marmo, porte dagli angeli sull’arco del sepolcro di Caterina e sopra la sua effige, nonché fuori in facciata sulla strada:
Riapertura, festeggiamo Rai&Ansa e Comune, foto V. Cammarano
quelli dello stemma di famiglia che Gisolfo Pignatello al seguito di Re Ruggiero avrebbe strappato dalla parte più intima del palazzo di Costantinopoli mentre con gli altri capitani napoletani liberavano Ludovico di Francia dalla prigionia di Costantinopoli.
Racconti antichissimi delle origini della città e delle famiglie che hanno fatto la sua grandiosa storia.






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