Procida e Napoli a vela: l'Arturo che c'è in noi

La risorsa del mare a Napoli è quasi sconosciuta. Del resto "Il mare non bagna Napoli", titolo del romanzo della Ortese,  la dice lunga sulla percezione di questa realtà da parte dei cittadini della Sirena. Immettere valore nella città di Napoli dunque, vuol dire anche farla conoscere ai suoi stessi abitanti, affinchè possano amarla, ma anche reclamarne politiche e interventi di tutela, e soprattutto, essere essi stessi il motore del cambiamento che vorrebbero vedere attuato. Il paesaggio di Napoli è quello di una città di mare, di una baia magnifica dal punto paesaggistico che ha risorse immense per risollevarsi da una crisi principalmente morale più che economica. L'orgoglio dei Napoletani, per la loro splendida città deve fondarsi sul rispetto e sulla conoscenza dell'immenso tesoro che questo fragile paesaggio rappresenta: invertire la rotta e scrivere un romanzo che si intitoli "il mare bagna ( e non solo ) Napoli".
Il pretesto di una veleggiata verso Procida, verso l'isola di Arturo e Graziella, è l'invito ad esplorare l'altra metà di noi, quella che nel 1957, Elsa Morante descrisse proprio ne L'isola di Arturo.
Arturo viveva chiuso nella sua piccola, splendida isola. La vita gli insegnò a guardare meglio la realtà, specialmente nei confronti di un padre che amava e che non era poi come lui immaginava, ma solo un uomo...
E noi, cittadini di Napoli, siamo tutti abbagliati incoscientemente da questo spettacolare paesaggio, senza mai approfondire che la sua tutela e la sua magnificenza, poggiano su una base fragile. Gli equilibri di un golfo, tra bradisismo e vulcani ( Marsili e Vesuvio ) ci impongono di considerarne l'assoluta transitorietà del suo stato, dopo decenni di abusi e violenze di ogni genere.
Noi siamo il nostro ambiente: e l'ambiente marino del Golfo possiede risorse di gran lunga superiori a qualsiasi altro habitat. Dalla terra vengono i gas, le eruzioni e i movimenti che lo modificano ogni giorno e ne permettono un continuo rinnovamento: quello stesso che dovremmo volere per noi.
Dunque veleggiare nel Golfo, amarne l'incredibile varietà, osservarne ogni giorno tutto l'anno -perchè le condizioni meteo/marine lo permettono più di molti alti altri luoghi al mondo- rappresentano un potenziale da sfruttare rispettosamente.
Così Arturo, l'altra metà di me, veleggia intorno alla sua isola, dopo averci vissuto sopra per un periodo; proprio come il protagonista della Morante.Senza andare via, senza fuggire, ma restando a lottare per la bellezza e per  il desiderio per cui le persone di valore si incontrano condividendo un momento di convivio e di serenità.
Un turismo consapevole, rispettoso dell'ambiente e soprattutto umano. Un turismo amicale, quasi un non turismo.
Turan Art è anche questo.
(foto di Antonella Panella)

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