"Le convergenze dell'amore" M.R.Esposito, 2011

Convergere è "andare verso lo stesso punto, muovendo da direzioni diverse", e forse parlando di sentimenti come l'amore, non si può che utilizzare questa parola: tante strade, un unico anelito. E il romanzo di Maria Rosaria mi è piaciuto più nella sua prima parte, ovvero la storia di Roberto/Veronica e Mirella.
Tutte le nevrosi, tutti i cambi di scena possibili immaginabili e anche il rutilante ritmo delle maschere che cadono per riapparire sotto altra sembianza, vi sono riportati. Dove andrà la storia, che succede ora? Questo è quanto riesci a domandarti, mentre Roberto confessa di essere il figlio gemello perduto, della scomparsa e ormai defunta figlia della coppia protagonista. 
Nulla di nuovo direte, ma non è così, perchè è piuttosto imprevisto quello che accade dopo...
Nella prima parte del libro, tutto è possibile: tutte le storie, di tutti i generi paiono intersecarsi e rendere ogni pagina ricca di possibilità. E così si segue questo lungo racconto sulle diversità e similitudini dei sentimenti con molto piacere: la soluzione finale è inaspettata. Dopo molti lutti, una piccola speranza avvolge la storia di Roberto-Veronica, una piccola luce, nel dramma della non accettazione che gli/le costerà il suo affetto più caro. 
La seconda parte del romanzo, è staccata dal racconto della prima, e ci narra di situazioni più "normali", nel senso della norma; certo più accessibili all'esperienza di tante donne, perchè è ovviamente di donne che si parla: della loro sensibilità, del loro vissuto, del loro sentire. 
E anche perchè no, della capacità di accoglienza che sempre ha la protagonista del libro. 
Per ragioni del tutto personali, perchè rientra nella mia sensibilità di mente androgina, io preferisco di questo libro la prima parte: in essa vedo raccontati molti drammi irrisolti, abbandoni e fughe dal proprio essere, incapacità di dialogo che portano a epiloghi drammatici; tutto quanto il nostro buio medioevo sentimentale lascia emergere. Penso che poteva fermarsi anche qui la storia, che è molto densa e molto complicata, anche se la seconda parte ci spiega forse meglio da dove viene la psiche della protagonista.
Le bugie familiari, i compromessi irresponsabili, le parole non dette del cuore e l'impossibilità di trovar pace in una sola identità: ecco, per me "Le Convergenze dell'Amore", è questa storia di ricerca di identità profonda,  sia essa identità familiare o sessuale. E' l'immersione e il coraggio che ci vuole. 
Identità è una parola strana, la cui radice indica "la stessa cosa" ma attraverso questa cosa, contemporaneamente, anche il diverso da sè. Identità è insomma ciò che rende due cose la medesima -impossibile per definizione e logica, certo- oppure ciò che le rende dissimili e uniche. Questa ricerca passa per quella delle convergenze del cuore secondo Maria Rosaria: amore è una parola unica, declinabile infinitamente nelle modalità, al centro di traiettorie. 
Però forse, il vero punto di arrivo è lo stesso: l'abisso inesplorato di sè. 

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