Luce sul castello Lamont (la storia di un colibrì)

sistemiamo lo schermo
Quest'altra storia è raccontata...
C'era una volta un castello dedicato ad una donna: Ebe -secondo una tradizione il nome significa "colei che opera da lungi"; c'era un utopista, ingegnere e inventore, recita la targa sopravvissuta sopra la porta del castello da lui costruito: il suo nome è Lamont Young, scozzese e mezzo indiano= napoletano di mondo. 
Genio inventore a Napoli, ingegnere urbanista e Signore dei Castelli di Partenope (anche il castello Aselmeyer è opera sua). Alla sua morte, per suicidio proprio in villa Ebe, il Castello resta in mano agli eredi che lo lasciano al Comune di Napoli. 
ramazzata in solitaria sulle rampe per Lamont
Ma sfortunatamente, l'amministrazione di sempre e nessun responsabile mai, lo lascia abbandonato a sè, finchè un incendio distrugge il "maniero", i suoi arredi, la sua bella scala elicoidale, il suo valore simbolico sopra le rampe Lamont Young. E così inizia la storia del degrado, fino all'idea di farne un parcheggio...il castello viene vincolato grazie all'opera di un gruppo di artisti, ed è lì ancora, che attende i suoi restauri...se prima non cadrà a pezzi. Quanto sarebbe importante recuperarlo in una zona simbolica di Napoli, l'antica Palepolis, è scontato. Quanto sarebbe importante farne un'azione per la creazione di valore è fondamentale; quanto siamo lontani da ciò, è evidente. 
ai 50 coraggiosi contro il caldo infernale
Così, puntare una luce simbolica sotto il castello, e ci abbiamo messo un faro noi, perchè le rampe non sono illuminate, montarci uno schermo e raccontarne simbolicamente la storia con tutta l'arte che ci è passata dentro....far radunare sotto il castello le persone, i Napoletani, e raccontarne la storia è opera di semina, e dunque ci vuole pazienza e tenacia affinchè i semi possano germogliare. 
Intanto si è attivato il cambiamento, intanto ognuno ci ha messo corpo e soprattutto pensiero, come si dice a Napoli; intanto, come racconta una storiella che un'amica mi ha raccontato, difronte all'incendio della foresta, mentre tutti scappano, solo il colibrì porta nel becco la goccia d'acqua per spegnere le fiamme. Alla domanda " ma a che serve" che gli altri animali in fuga rivolgono al colibrì, l'uccellino più piccolo al mondo risponde: "io ho fatto ciò che potevo"
In una caldissima giornata d'estate, abbiamo fatto ciò che potevamo: raccontare e vivere una storia collettiva, fermarla un istante contro l'incendio del tempo, e tentare di svegliare il colibrì che vive in ciascuno di noi.
Grazie a tutti i partecipanti.

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