Nostra Signora della Dragonara: architetture religiose spontanee


E' tutto pronto. Manca solo l'apparizione, ma certamente non tarderà.
Lungo l'ultimo lembo che dalla spiaggia di Miliscola (militum schola o scuola militare) termina proprio sotto Capo Miseno, sono anni che si assiste ad un graduale aumento di oggetti di culto, specialmente mariani, poggiati lungo il tenero scoglio di tufo. 
Là dove il "trombettiere" di Enea ebbe la sua sepoltura affogato dalla impari lotta con Tritone (animale mitico che molto ricorda tracon, vedi più avanti) al suono della buccina...
Il sito è costellato di resti di antiche opere romane pertinenziali quasi certamente a sontuose ville patrizie, come quella che qui si vuole attribuire a Lucullo dove pure morì nientemeno che l'imperatore Tiberio, o come quella di Plinio il Vecchio ad esempio, che da qui partì alla volta dei soccorsi di Pompei poichè era comandante della flotta misenensis, ovvero quella squadriglia navale che Augusto aveva voluto a guardia del Tirreno e che partì tosto a guisa di protezione civile quando Rectina, alcuni ne dicon l'amante, gli chiese aiuto.
Sotto quello che si vede dei resti, l'imponente cisterna romana della Dragonara conserva le tracce di un'opera che raccoglieva le acque; discordi i pareri sull'uso privato o pubblico della struttura ma una cosa è certa: è acqua dolce. Abbiamo dunque anche una fonte sacra e ovviamente una sacra grotta.
Una serie di resti su cui l'edilizia da quattro soldi ha fatto scempio, senza che se ne sia potuti venire a capo (di demolizioni neanche a parlarne , dove nella sola Pozzuoli gli abusi su resti archeologici sono decine di migliaia, si parla di caso politico cioè da rimandare alle alte sfere che ovviamente se ne impipano di intervenire inimicandosi una popolazione orba).
Fato sta, che sul limitare della spiaggia che guarda Ischia, Procida e l'estremo lembo occidentale di Capo Miseno, c'è un piccolo santuario spontaneo.
Fino a non molto tempo fa, c'era solo qualche solitario rosario, ma oggi si contano a decine,  impizzati nei resti di chiodi, piccoli anfratti e rifugio di tenero tufo, comprese installazioni improvvisate, conchiglie e quadri sacri a tema "Ave Maria".
Siamo dunque, è fuori dubbio discuterne, su un luogo sacro : di quella spontanea religiosità che da queste parti e lungo tutto il golfo non manca mai da millenni, pronta a rifiorire lungo punti di passaggio che hanno storie millenarie.
L'area della Dragonara, da Traconiaria o Traconara (greco tracon: un giro tortuoso di acque sotterranee), ha dunque tutte le carte in regola per un'architettura della religiosità spontanea che nei fatti esiste già da tempo. Qui, proprio qui, dove Cesare, Antonio e Sesto Pompeo tennero come racconta Dione Cassio, il loro "abboccamento" (una riunione informale) per decidere le sorti della politica romana.
Ci sono i ristoranti direttamente sulle rovine già pronti al flusso dei pellegrini: la Madonna della Dragonara (con ovvio riferimento all'uccisione del Drago Mistico) è pronta.
Vorrei si ricordasse questo articolo quando i posteri cercaranno nella storia, il primo presagio di un grande culto.


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