Se Atlante Farnese è donna al Madre



Tutto esaurito al Madre, Museo Arte Contemporanea Donnaregina di Napoli, per la performance della danzatrice campana Luna Cenere, 32 anni. Ho avuto la fortuna di stupirmi ed emozionarmi con la sua performance al Ravello Festival, nel suo Natural Gravitation dedicato a Isadora Duncan, la mitica danzatrice americana morta tragicamente per una sciarpa impigliata nella spledida Bugatti. A Ravello, mi erano tornate in mente le scene di Vanessa Radgrave che aveva interpretato Isadora nel lontano 1968. Può un corpo portare su di se l'esperienza di un'altra vita? Luna Cenere continua la sua ricerca personale, fatta di domande che pone al suo lavoro di danzantrice, come più volte ha dichiarato: prova sul suo corpo movimenti e coreografie insieme alla sua magica sfera. A vederla al Madre, in Natural Gravitation Coreografie per Bob, ovvero Robert Mapplethorpe ( 1946-1989 ) il fotografo che spezzò la linea tra nudità e pornografia, immortalando corpi nudi maschili e femminili di sconcertante bellezza - una sua personale è in mostra al Madre- con lo stesso grave tondo satellite, Luna si carica ancora di un mito e di un altro peso umano dall'esistenza straordinaria. Robert nacque in una numerosa famiglia di origine irlandese nel Queens e studiò a Brooklin: i limiti estremi della periferia newyorkese e dell'emigrazine, e decise di incarnare il bad boy americano. La sua trasgressione era una sfida alle regole da cui proveniva.
Le sue foto sono uno schiaffo alla visione del corpo omologato, una ricerca continua di "botanica del corpo" come è stato scritto, una sorta di dissezione visiva degli stereotipi. Luna Cenere, ha messo in movimento su di sè quelle immagini di Bob che tanta pessima critica ha definito oscene, quando ha ideato la sua performnce nell'ambito delle "Coreografie per una mostra" promosse dalla Fondazione Donna Regina, guidata da Laura Valente e Andrea Viliani.
Luna e il suo satellite, metafora del proprio io nel nome, danzano partendo da immagini che tutti conosciamo: l'Atlante Farnese al nostro Mann, che sorregge un Cielo denso di simboli astrali, e via via, allegerendosi in un eden di forme, dove il suo corpo nudo non ha ripari,  disegna ramificazioni del suo deserto interiore, dove compie ogni ricerca prima di mostrarcela. Una eremita del corpo, in un eden anatomico: è facile immaginare cosa possa scatenare visivamente. In un'epoca di demonizzazione e annientamento del corpo femminile, oggetto di proprietà e di distruzione maschile, Luna e il suo alter ego -il satellite con cui danza in metafora- mostrano uno strano peso gravitazionale relativo alla capacità di alleggerire i tabù, proprio come intendeva Mapplethorpe con le sue foto.  Vederla nuda danzare, è un piacere visivo unico, estetico e della mente. Il libero corpo femminile trionfa, senza paure e vincoli.
Per intendere Mapplethorpe e anche Luna, forse bisogna capire il limite tra pornografia ed erotismo. Umberto Eco scrisse che è nel fattore tempo: "perché la trasgressione abbia successo occorre che si disegni su uno sfondo di normalità. Rappresentare la normalità è una delle cose più difficili per qualsiasi artista – mentre rappresentare la deviazione, il delitto, lo stupro, la tortura, è facilissimo ".
La vera trasgressione esiste non per sfidare, ma perchè ha mutato l'ordine delle cose : per esistere, ha dilatato le regole del normale, trovandosi un posto concreto fra esse, e divenendo parte della regola stessa.
Luna Cenere davanti al ritratto di Mapplethorpe
Quando Astolfo sale a ricercare il senno perduto del duca, nell'Orlando Furioso, annusa dall'ampolla leggera del suo stesso senno perduto, e come aereo vapore, questo sembra tornare al suo corpo. Luna, con i senni perduti delle sue biocoreografie ci fa respirare le esistenze dei protagonisti e la ricerca che lei stessa compie, come un Astolfo al femminile leggiadro su superfici in cui esistono asperità esistenziali, naturali gravitazioni che sottraggono pesi e misure al giudizio quotidiano. Uscita dal suo senno per ricercare gli altrui da mostrarci, nei boschi sacri della danza dove le ninfe stesse danzavano nude, annienta il tempo e persino la trasgressione, perchè è un corpo che danza nei corpi, al tempo dei tempi, come un Atlante Farnese che sia donna - e mai si è visto davvero.  Danzando davanti ai nostri occhi per muovere l'aria e farci inspirare le esistenze satellitari, Luna è la prova concreta che sulla terra su cui poggiamo: "sol la pazzia non v'è poca né assai; che sta qua giù, né se ne parte mai".

Fotografie di Amedeo Benestante su gentile concessione del Museo Madre

Commenti

Post popolari in questo blog

I capolavori di Caravaggio per una passeggiata romana

Il mercato ittico di Luigi Cosenza capolavoro dell’arte è in vendita

Cento anni di dolce Remy a Napoli, capitale del gelato