Di questo golfo chiamato baia (a nome di una Penisola intera)

La meraviglia di Napoli è il suo mare e il paesaggio che vi è immerso.

 Tra Massa Lubrense e Marina della Lobra (B.C.)
"Qualche" eruzione ha creato uno splendido capolavoro tra coste di dura roccia e di tufo (il tufo giallo napoletano che c'è solo qui). Eppure Napoli non è stata Amalfi: non le venne mai in mente di fare Repubblica, nè vi partirono grossi contingenti per guerre sanguinose. Non fu porto da grandi conflitti, eccetto dall'esser bombardato a tappeto per mettere in ginocchio l'Italia intera, quando non si sapeva più, da parte degli Alleati, da che punto incominciare -e nè mai ci importò granchè del resto del mondo, salvo con re Alfonso e Ferrante: la dinastia aragonese non si dispiacque di mercanteggiare e ricostruire le mura inglobando parti escluse dalla topografia storica e allargandosi ad una geografia orizzontale dalla Spagna all'Oriente, di cui fummo centro. E che dire, Capri fu sempre meta ambita anche da prima di Tiberio, la "dolce vita" è nata lì, nel giardino mediterraneo più a strapiombo che ci sia. Ischia è l'isola verde e delle terme, in cui qualcuno si fece seppellire con l'esametro greco più antico che si conosca: parlava d'amore e di desiderio, la coppa di Nestore da San Montano. La piccola Procida, la terra emersa dal fantastico, eletta a isola di scrittori e che la Morante scelse per le sue ceneri: "disperdetemi a Vivara", infine disse Arturo. E Posillipo, che un Cavaliere fece edificare per poi lasciare all'Imperatore; la costa del "riposo degli affanni" e il suo piccolo cratere, Nisida, rifugio di quel Bruto -proprio quello si, che accoltellò un padre- e  oggi carcere che potrebbe dar lavoro ad un'intera comuntà urbana.
foto Lina Lombardi
Non metto in conto neppure di parlare della parte tra Sorrento e Vietri, detta Costiera Sorrentina-Amalfitana, e neppure di quella che comprende i Campi Flegrei, da Pozzuoli a Cuma (e solo per limitarmi allo scempio di "dimenticanza" della costiera domiziana fino a Gaeta).

Non metto in conto di parlare più a lungo della baia di Napoli, più grande del cosiddetto golfo, perchè davvero si fa fatica a capire dove finisce questa meraviglia della natura che è una costa unica per storia, tradizione e bellezza. O forse la baia di Napoli non è che un punto di questa penisola che si chiama Italia, e che poco valutiamo per essere paese intero sospeso sul mare. Ci dicono che eravamo un popolo di santi -e questo anche ci basta. Navigatori l'abbiamo dimenticato, e i poeti li abbiamo lasciati morire con la nostra ridicola rivoluzione industriale. La cecità dei nostri governanti e la nostra di popolo-mai-popolo, dimentico della sua identità perchè mai conosciuta, ci porta a non considerare 7.500 km di perimetro tra spiagge e scogli, e mari dai nomi etruschi: piuttosto che esaltare la nostra diversità, l'abbiamo affondata nella confusione della modernità.

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