Francesca Di Martino e l' omicidio figurativo (Uccidi il tuo maestro)

Francesca Di Martino tra le sue opere
Francesca Di Martino è in mostra con Uccidi il tuo maestro al Caffè dell'Epoca in Piazza Bellini fino al 30 novembre.
E se una mostra riesce a darti fiato a Napoli mentre prendi un caffè, vuol dire che funziona davvero: "Ho ritratto il volto
del mio padre-maestro
per possederlo un'ultima volta
Ho sventrato la materia 
per trovare il suo sguardo.
L'ho amato e l'ho temuto
l'ho riverito e l'ho tradito.
La simbiotica relazione
tra allievo e maestro
è compiuta".


i ritratti di F.Di Martino
Con una simile premessa, è chiaro che Francesca nel ritrarre i suoi maestri d'Accademia, ha provocato il caos. Ma com'è lineare il suo sguardo, come ti dà una sensazione di tranquillità parlarci di questo omicidio di massa. Nessun artista è mai compiuto se non passa per questa fase omicida; e la sua non è affatto crudele, perchè è la materia e la sostanza di ciascuno dei maestri ad essere stata presa di mira e senza crudeltà. In ciascuno dei ritratti composto da pastose linee di colore, c'è una frase che Francesca avrà pensato, meditato e poi immesso. C'è l'amore e c'è l'odio, la parola e il silenzio. 
C'è l'umiltà di chiedere se è peccato il fare figurativo, quando ogni artista esprime il proprio solipsismo interiore: ovviamente ho risposto che non c'è alcun rimorso nell'ammazzare le vecchie questioni stantie dell'arte. 
E che questi ritratti sono un passo, anzi una camminata preliminare, di un lungo discorso di vita. 
E perchè poi dovrebbe avere meno valore il rappresentare volti ed espressioni piuttosto che le ansie imperturbabili e labili di un io egotico? 
E chi lo dice dove porterà questo olocausto magistrale? Ciascuno di questi volti racconta una storia personale che si intreccia con l'esperienza di Francesca, e mi piace l'idea di aver incontrato Francesca mentre ancora scorre il sangue, mentre riceve critiche feroci per il suo "gesto insano"... mentre tutto inizia a vorticarle intorno e anche i pescecani fiutano la scia. 
E' il migliore dei mari che si naviga ad un certo punto, quando la membrana dell'esercizio artistico è lacerata, quando da una presunta verginità  protettiva del proprio studio si compie il parto verso l'esterno. Certo il cammino è lungo, la crescita è lunga e non sappiamo cosa riserva il futuro a chi compie omicidi magistrali e ha il coraggio di esporli in un illuminato bar, ma di certo c'è umiltà e sicurezza in fondo agli occhi di Francesca. Uccidere è un atto d'amore, lacerare è un atto d'amore, rappresentare la realtà per come è per se stessi, è un atto d'amore e mai uguale alla realtà stessa. Nella caverna di Platone giace il segreto dell'illusione: ciò che danza sono le ombre proiettate dal fuoco, e non le persone stesse. Dunque è necessario non svilire chi vuole rappresentare la realtà così com'è, specialmente se è consapevole che la realtà così com'è, è una pura illusione organica della propria anima, e perchè, diciamocelo finalmente, è tempo di scrollarsi di dosso le presunte ribellioni del '900. 
In questo fiume di sangue-colori io ci vedo finalmente una ripresa meno violenta di certe problematiche: quando è passata la rabbia, si uccide meglio e con più lucidità non solo il maestro, come in magico rito di passaggio, ma si possiede la forza per reggere agli urti inevitabili dei detrattori. 
Mentre scorre il sangue della rottura simbolica dell'imene-cordone ombelicale, tra genitori e figli, tra maestri e allievi,  inizia la vita vera e non solo degli artisti.

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