Il "cittadino Gennaro": il santo del Tesoro laico


Montati tra oro e argento se ne stanno  3894 tra diamanti, smeraldi e rubini: è la mitra di San Gennaro, o meglio, il sontuoso e barocco copricapo sacro, per il reliquiario angioino che conserva le ossa del santo nella testa.
«Pagate al magnifico Matteo Treglia ducati quattrocentocinquanta , dite sono per lo prezzo di tre manizze di smiraldi e diamanti da esso comprati di ordine nostro (…), e vi si sono ritrovati cioè smiraldi numero quarantatrè di peso carate 61, e diamanti numero 358 di peso grani 89; quali smiraldi, e diamanti l'haverà d'assentare sopra la Mitra gioiellata che sta facendo in honore del Nostro Glorioso Protettore San Gennaro»
14 ottobre 1712: e questo è il mandato della Deputazione al Banco di Napoli .
Di questo unico prezioso, e di incalcolabile valore, è incantevole la lavorazione paziente e, dopo le trasferte di Roma e Parigi per le recenti mostre di grandiosi successi, la mitra e una parte del Tesoro sono rientrate finalmente nel loro Museo, sane e salve a Napoli.  
Grazie al Direttore Paolo Iorio e alla Responsabile Relazione col Pubblico, Serena Amabile, ho avuto la possibilità di essere presente a questa storica occasione del rientro, insieme ad un gruppo ristrettissimo di persone e ad un imponente schieramento di forze dell'Ordine. In compagnia di Riccardo Carafa d’Andria, vicepresidente della Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro e del suo stesso Presidente, ovvero il sindaco Luigi de Magistris, ho potuto assistere al riposizionamento di un bene così tanto partenopeo e così tanto misconosciuto ai Napoletani.
Riccardo Carafa firma per il rietro
Intanto, Riccardo Carafa vanta nella storia della sua famiglia  un Papa della Controriforma (Paolo IV), cardinali condottieri-mecenati (Oliviero ) e Alessandro Carafa -il fratello di Olieviero- che riportò le reliquie di San Gennaro da Montevergine al Duomo,  nobildonne (Donn’Anna Carafa e il suo omonimo palazzo) e infine rivoluzionari come Ettore Carafa, conte di Ruvo, che pagò con la vita la rivoluzione del '799. 
E' un gentiluomo di altri tempi e al contempo estremamente pratico; frutto riassuntivo della storia di Napoli e testimone di una consapevolezza unica: quelo di appartenere non solo alla nobiltà storica, ma anche ai doveri che questa ha nei confronti della Storia.
Riporto una sua conversazione  trascritta sul giornale Napolimonitor: "È inutile fare anacronismi. I neoborbonici? So’ simpatici, ma che vuol dire “sono borbonico”, è come dire “sono napoleonico”, “tu sei per Pompeo e io per Cesare”. Sono cose fuori dal tempo. Io lo conosco Carlo di Borbone, viene sempre al miracolo di San Gennaro, è nu bravu guaglione, ma che vogliamo fare, lo vogliamo fare re di Napoli? Certo, la Deputazione è un lascito di altri tempi, ma tutte le istituzioni lo sono in qualche misura. E, soprattutto, è un’organizzazione che ha dimostrato di essere valida, perché i gioielli stanno ancora là, nonostante la soprintendenza, il comune, il cardinale… Ogni cardinale nuovo che viene a Napoli, per esempio, non ci può pensare che il sangue di San Gennaro lo teniamo noi, e fa cose di pazzi, telefona a Roma per fare sciogliere la Deputazione; perché se, per assurdo, quel giorno decidessimo di non fare uscire il sangue, il cardinale non potrebbe farci niente. Vuoi fare il miracolo di San Gennaro? Fattello tu, io il sangue non lo caccio! Da parte nostra cerchiamo di difenderci dal cardinale dicendo al sindaco: “Vedi che quello ti vuole fregare il posto, vuole mettere un monsignore al posto tuo!”. E tutto si ripete a ogni cardinale che viene, a maggior ragione se il sindaco è di sinistra. Ma se veramente mi metto a tuzzo col sindaco, col cardinale o col prefetto, che faccio, la guerra contro gli Stati Uniti? Bisogna mantenere un equilibrio. Forse nel Cinquecento e nel Seicento le famiglie della Deputazione avevano un certo potere, oggi ci farebbero una risata in faccia" ( per l'articolo completo: http://napolimonitor.it/2013/08/18/22806/i-custodi-del-sangue-di-san-gennaro.html)
De Magistris si incanta
Insomma, in questo articolo Riccardo Carafa illustra la sua personale e condivisibilissima teoria delle lotte intestine partenopee, in questa napoletana particolarità dei Custodi del Sangue e delle ossa di San Gennaro: la Deputazione è laica, e laico il suolo e tutto il Tesoro e il Sangue e le Ossa, da quando, per volere degli Eletti dei Sedili della città, si decise di   "sovrintendere la costruzione della nuova Cappella del Tesoro, amministrarne i beni derivati da doni, lasciti e offerte, proteggere le sacre reliquie e mantenere 'vivo' il culto del Santo" ( http://cir.campania.beniculturali.it/sangennaro/itinerari-tematici/galleria-di-immagini/OA5)
E soprattutto da quando in quella storica occasione, ci si sedette al tavolo di un notaio, redigendo un regolare contratto col Santo: i Sedili si impegnarono così a grazia complessiva avvenuta ed accertata -contro fame,peste e guerre cui si aggiunse anche l'eruzione del Vesuvio- a costruire il grandioso templio del Santo Januario:  13 gennaio 1527.
Ne passò del tempo in effetti; nel 1601 fu nominata la commissione e nel 1646 finalmente la Cappella era compiuta: giusto quel tanto da accertarsi che il Santo avesse tenuto...fede ai patti stabiliti.
E' stato emozionante assistere alla ricollocazione della Mitra nella bella teca che ora la mette in mostra evento unico, vista la preziosità della reliquia, fino al 21 settembre. 
Ho osservato incantata quello sbrilluccichio delle pietre e il fascino che emanano per tutti. 
Guardare tanto da vicino la Storia complicata di questa città e sentirsene parte: rimane per me sempre un grande privilegio, cui sono grata alla vita e agli amici Serena e Paolo, che da anni svolgono un lavoro culturale senza sosta a cui qualche volta ho il piacere di collaborare: mantenere viva, e raccontare la tradizione unica al mondo di un santo, che sul cancello della sua stessa Cappella -tra le più importanti opera barocche al mondo- viene chiamato:  "cittadino Gennaro".

 

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