Il Social Monastero delle Trentatré, dalla ruota al router

Ruota Comunicazione S.Patrizia-S.Gregorio
33 nella smorfia napoletana è la monaca, e non è certo un caso.
Mi sembri la monaca delle trentatré” pare si dicesse per chi scandisse ossessivamente il tempo o non sapesse come passarlo, cosa che invece le vere Trentatré hanno perfettamente regolato tra riti e preghiere. Da sempre la ruota delle comunicazioni di legno del portale contiguo della chiesa è servita per la carità, i messaggi, la necessaria comunicazione con l’esterno.Da non confondersi con la più celebre e tragica “ruota degli Esposti” che serviva all’Annunziata per i neonati abbandonati, né con quella di bronzo ricchissima tra affreschi e marmi di Santa Patrizia/Gregorio Armeno.
Le Clarisse Cappuccine Trentatré, nascono con la fondazione del Protomonastero di Santa Maria in Gerusalemme di Napoli, con Maria Lorenza Longo il 19 febbraio 1535, riformando l’ordine delle Cappuccine e diventando Cappuccinelle in numero appunto di 33, come gli anni di Cristo. I frati Cappuccini maschi non erano poi così contenti di aiutare le consorelle e ci volle un Motu Proprio del papa Alessandro Farnese Paolo III per farglielo capire; era il 1538. Col successivo papa napoletano Paolo IV Carafa, si struttura più chiaramente la regola, e così le Capuccine ebbero presto fama per la loro devozione.Si duplicarono a Roma e poi in tutta Europa: la loro prima dimora comprata da Maria Lorenza Longo fu “la Stalletta”: dove oggi c’è un parcheggio, perché la chiesa è stata più volte rifatta per arrivare alle forme attuali dopo un incendio nel 1583. Santa Maria della Stalletta, del presepe o di Betlemme, fu coabitata tra Gaetano da Thiene amico di Paolo III e futuro santo; dopo pochi mesi Gaetano sarebbe andato via, su concessione di Don Pedro Viceré dei locali di S.Paolo Maggiore. La loro fama di povertà e rettitudine era ancora notevole quando Pio IX il 27 settembre 1849 le andò a visitare e spese parole di grande ammirazione per loro.
Santa Maria delle Grazie/Incurabili 
Nella chiesa sobria e con tele interessanti, riposa anche il corpo di Maria Lorenza Longo, la venerabile fondatrice, una presenza amicale per le religiose. Con la soppressione dei monasteri del 1866, le Cappuccinelle sopravvissero anche se nel 1918 persero il chiostro per la costruzione del Dispensario Tubercolare. Le monache con grande sacrificio nel 1903 riscattarono il Monastero dagli Incurabili, nel 1957 riebbero il giardino e nel 2001 furono restituite dal comune alcune aree pertinenziali. Insomma, quella che un tempo era stata una piccola cittadella ha oggi ricostituito la sua identità.
Quest’anno Casacorriere, la manifestazione giunta alla terza edizione apre le porte dei luoghi simbolo di Napoli, comincia proprio dal monastero delle Trentatrè in via Pisanelli, che diventano la casa del Corriere del Mezzogiorno per un giorno, per una nuova community della cultura campana. Il tema del confronto è affascinante: “Comunità e Rete: la religione del web”. Un confronto laico-religioso tra nuovi idoli di comunicazione e fede, individuo e collettività. E non poteva che partire dal Monastero partenopeo delle Trentatré: il primo vero monastero-social d’Italia.
Le consorelle moderne, fedeli alla tradizione della regola, hanno sperimentato brillantemente la comunicazione digitale: hanno un sito dal 1995, e nel 2005 furono protagoniste di un epico incontro con Papa Francesco. Al Duomo di San Gennaro per consegnargli un cero, gli saltarono letteralmente addosso con grande entusiasmo e le foto fecero il giro del mondo. Come spiegò Madre Rosa a Famiglia Cristiana, rispondendo alla Littizzetto che le criticò su RaiTre: «Lei non ha idea di quanta gente frequenti e sia in contatto con un monastero di clausura: ho conosciuto più gente stando qui dentro che non fuori in giro per il mondo».

Madre Rosa Lupoli, l'abbadessa ischitana del monastero, laureata sui terremoti, è stata il vero evento tellurico di questi anni: ha aperto le connessioni del monastero con il resto mondo. Le 33 hanno una pagina Facebook e un bel sito, e cercano di collegare fede e persone, e ascoltano il desiderio contemporaneo di avvicinarsi a Dio. Maria Longo lasciò aperte le porte degli Incurabili a tutte le donne incinte: una bella epigrafe ricorda che serve o nobili, indigene o napoletane vi avrebbero trovato ugualmente rifugio e cure. Era davvero un messaggio social, e a pensarci, la ruota delle comunicazioni antiche di un monastero di clausura, può essere sostituita da un router.

Pubblicato parzialmente Corriere del Mezzogiorno, 26/5/2018

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