Tanatopatia: l'illusione che la guerra passi mostrandola

Tanatopatia Partenopee (occhietti di pastori presepiali)
Pubblicare cadaveri è un atto osceno, oltremodo inutile alle ragioni di colpevolezza o legittimità di questa o quella parte: resta una puttanità, poichè sfrutta un corpo morto a sostegno di una presunta tesi.
Resta un atto osceno assimilabile alla più becera pornografia, per cui vi chiamerò:  pornografi mortuari.
Posto che il sangue chiama sangue,  pubblicando un corpo maciullato  il livello visivo viene abbassato alla barbarie dello scempio; alla distruzione, al massacro... generando un odio epidermico nello spettatore che reagisce schierandosi apparentemente.  
Un'orgia visiva di cadaveri webbatici, in cui si è perso ogni pudore nei confronti della morte, è una puttanità: resta una puttanità poichè sfrutta un corpo morto a sostegno di una presunta tesi colpevolista o innocentista.
Metropolis
 Coloro che pensano che la guerra passi mettendo maciullammenti di persone, sono colpevoli per me di lasciarsi andare ad un istinto mortale: e della morte ho troppo rispetto per sopportarne l'orgia. 
Figuriamoci quelli che pensano di scuotere le coscienze con questa tattica: la prima che non smuovono più è la propria, poichè l'hanno abituata all'impotenza dell'atto violento della morte.
La red line tra pornografia e legittimità di cronaca, o reportage, sta nella perduta morale che concede alla morte il rispetto silenzioso che ha naturalmente, e forse nell'indagare un pò meglio l'atto osceno, la ponografia e le sue derivazioni patologiche. 
Quanto siamo distanti dalla realtà, noi che reporter non siamo, pubblicando quelle foto di maciullamenti, è davvero preoccupante.
Ripudio la guerra, come la pornografia mortuaria, da cui deriva un istinto che conduce all'idealizzazione della morte -molto prossima al martirio cristiano e alla lode del sangue- battezzando ufficialmente questa deriva webbica dei nostri giorni come tanatopatia visiva.
Un chen andalous

Qui non c'entrano più le ragioni di una guerra, ma l'oscenità pornografica con cui si esibisce la carne umana: facendolo senza alcun freno inibitorio, siete vittime dell'istinto di sangue più profondo, assimilabile a chi quei massacri ha compiuto.
La guerra si ripudia -re/pudium- respingere indietro, a calci. Non la si fomenta, pubblicandone i risultati: questo ottiene l'effetto opposto. Dopo poche orge visive di questi tipo, e per naturale meccanismo umano, si prendono le distanze da certi episodi, senza che questo susciti più alcuna reazione emotiva.
La tanatopatia è anche lo stordimento della coscienza, il suo lento inibire la reattività, generando impotenza, difronte a taluni fatti cruenti: la follia omicida, per esempio, ci lascia sgomenti. 
Ma in un epoca così violenta, da indignazione domestica da pc,  rischia di inibire l'azione vera, reale. Quella educativa, quella documentale: che è un dovere di ogni coscienza viva e attiva socialmente.
Oltre che alla banalità del male, al più umano non umano, la tanatopatia -o patologia visiva della morte- è basata sull'ingenuità epidermica di chi pensa che le guerre passino mostrandole.
La coscienza di un essere umano non può essere stordita, obnubilata di dolore e impotenza.
Umberto Eco, sostiene che la pornografia stia nei tempi morti (figuriamoci a mettere i morti nei tempi): ovvero quando dal fatto accaduto, trascorra un tempo irreale al fatto (per semplificare).
"Detto alla buona e volgarmente, nei film pornografici, prima di vedersi una sana scopata occorre sorbirsi uno spot dell'assessorato ai trasporti": detto alla buona e volgarmente, io ripudio queste orge visive in cui la puttanità corporea è messa al servizio dell'idea.





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