La cultura di rivolta nel sospeso: caffè, pizze a otto, acini di fuoco e biglietti metro

biglietto sospeso,ancora valido in metro,foto A.Granito
Il biglietto sospeso è un prossimo viaggio per qualcuno che non conosci e che magari non può pagarselo. Tu fai la tua corsa, avanzano ancora minuti per la validità del ticket e pensi che lo puoi lasciare a qualcun altro: lo appizzi al muro, lo dai in mano a chi sale dal'autobus, o all'extracomunitario che chiede l'elemosina...
Insomma lo sospendi.
Succede che in una città che si inventa il caffè sospeso, e pure il sindaco ultimamente , qualcuno lasci un biglietto ancora buono tra le fessure dei marmi in metropolitana: la stessa ragione per cui le scarpe sono poggiate fuori dal bidone della spazzatura; possono ancora essere utili e allora perchè gettarle tra la monnezza facendo in modo che si insudicino e il poverello le debba raccattare tra il marcio? Sospendiamole sul ciglio del cassonetto.
Il biglietto sospeso, complice anche il disservizio atavico dei mezzi pubblici e il suo elevato costo, fa la fine del maiale di cui non si butta via niente. Se da un lato è evidente il risvolto sociale della solidarietà del gesto, dall'altro ci scorgo una rivolta attiva: è meglio dare il biglietto a qualcun altro che lo riusi, piuttosto che gettarlo via, in barba alla regola.
Nell'infrazione, poichè il biglietto dovrebbe essere nominale e valido per una corsa, c'è un pò di quella serpeggiante rivolta semplice che il popolo deve pur fare, visto che mai gli è data voce in materia di trasporti. E il popolo non è plebe, ma pensa e agisce e fa la Storia.
E la pizza a otto? Non è sospendere la regola del pagare ora e subito? I numeri alla posta? Quante volte ne prendete due e poi uno lo cedete quando ve ne andate (alcuni ne fan commercio) ma molti no.
Esiste da lungo tempo molta letteratura sull'argomento: dal caffè mondialmente riconosciuto come rito del sospeso (de Crescenzo), al cosiddetto "acino di fuoco" (Riccardo Pazzaglia).Quando in un cortile a Napoli, qualcuno aveva acceso il fuoco, su una paletta era disposto a dare un tizzone ardente al suo vicino che non l'aveva acceso: gli passava un "acino di fuoco". Il Napoletano fa più di Prometeo: non ruba il fuoco, lo sospende.
Sospendere oltre ad un atto solidare, che blocca il tempo e aspetta che uno sconosciuto abbia bisogno, nasconde una sottile rivolta: per il tempo che servirà il biglietto, è sospesa la legge che vuole che ciascuno ne debba comprare uno. Se non puoi pagarti un caffè, che è una cosa poco costosa e dunque sei povero, col caffè sospeso, come un piccolo e breve carnevale annientiamo la distinzione fra povero e ricco.
Se non hai un fuoco acceso o vuoi risparmiare un fiammifero, ti porto sulla paletta un tizzone, una carbonella: la regola ancestrale del fuoco portata dalla comari in un cortile.
Questo atto del sospendere ha una lunga matrice filosofica,  dove nelle radici della parola e dunque in basso, si trova un Greco yps (su, sopra) e un Sanscrito forse, di spand-par : tremare nel senso di agitare.
Sospendere dunque, è un atto fortemente sovversivo delle regole e non così pacifico: un agitare sopra, se leggo in Latino. Molto più che un atto solidare: lo compie il popolo l'atto del sospendere, e il singolo individuo; lo fa silenziosamente dal basso verso l'alto, incrinando i rapporti tra le cose.
Nella coscienza ancestrale di questa città, nel suo DNA, esiste questo tremore bradisismico che può sfociare come sappiamo in aperte rivolte: eccoci qui a sospendere la Storia grande.
Ogni volta che vedete un caffè sospeso, un biglietto sospeso o una pizza ad otto, o sospendete voi stessi qualcosa, pensateci: stiamo facendo tremare il mondo delle regole e siete in rivolta leggera.
La sospensione solidale napoletana, appende il mondo delle regole in alto come cappio : dal basso e silenziosa, all'altro che non sai e che non conosci, passi una rivolta muta come faresti una notizia con un allucco tra vicoli.




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