La misericordia del teatro: il San Bartolomeo e gli Incurabili di Napoli.

 II metà del XVII: il teatro di S.Bartolomeo
...ma prima del San Carlo, c'era il San Bartolomeo.
Il 4 novembre 1737, giorno onomastico di re Carlo, l'omonimo teatro fu inaugurato con l'opera "Achille in Sciro" del Metastasio (musica e direzione di Domenico Sarro) e venne a sostituire definitivamente  l'antico teatro di San Bartolomeo che dal 1620 intratteneva i Napoletani. 
Distrutto dai moti del 1647-8 e da un incendio nel 1681, sempre puntualmente ricostruito, tyra l'altro con una commissione della Santa Casa degli Incurabili a Cristoforo Schor che rifece nel 1723 i palchetti, il San Bartolomeo insieme al teatro dei Fiorentini (1618) costituivano il vanto della città.
Ne divenne impresario  nel 1735 Angelo Carasale, a cui fu poi affidato il compito di costruire il San Carlo,  e così sulla platea del San Bartolemeo, smontato e trasformato, allora sorse la Graziella: la chiesa di rua Catalana di Santa Maria delle Grazie, e forse il Medrano ne curò gli interni.
La Graziella a rua Catalana
Sostenuto direttamente dall'Ospedale degli Incurabili, il San Bartolomeo vide l'inizio della carriera di Monteverdi e a Napoli la gloriosa storia teatrale  dell'opera buffa negli anni in cui andò in funzione (1621-1737); dal 1654 fu destinato all'opera, insieme  appunto all'altro teatro di Napoli, il più antico: quello dei Fiorentini (in funzione dal 1618, distrutto dalle bombe nel 1941 e demolito negli anni '50) in cui debuttò anteguerra, nientemeno che Eduardo con la compagnia Scarpetta.
Gloriosa storia quella dei teatri napoletani, che tanto amarono l'opera buffa: proprio nel 1733 nel San Bartolomeo venne rappresentata quella Serva Padrona di Giovan Battista Pergolesi (su libretto di Gennaro Antonio Federico) concepita dapprincipio come intermezzo -quindi come un intervallo nel mezzo di un'opera più seria- e che nessuno avrebbe sperato essere il successo che si rivelò. Tanto piacquero i raggiri di Serpina al suo padrone Umberto che presto inaugurò un genere a sè: primi interpreti  Laura Monti e Gioacchino Corrado; Pergolesi stesso la replicò a Roma nel  teatro Valle 1735 (sotto il patrocinio del Duca di Maddaloni), e fu  così "esportata" presto in Francia tanto da entrare nel 1752 nella Querelle des bouffons : "nella quale venne salutata dagli Enciclopedisti come il simbolo di uno stile nel quale felicemente si fondevano “l’imitation de la nature et la vérité de l’expression (d’Alembert)" (...) "Rousseau (che ne curò a proprie spese la prima edizione francese nel 1752), Grimm, Diderot, d’Alembert, Grétry, trovarono ampi echi nella critica del Settecento (Algarotti, Eximeno, Mattei, V. Manfredini, Arteaga, Burney, Hawkins, e altri) e dell’Ottocento (Carpani, Stendhal, Villarosa, Fétis, Bellaigue, Florimo, etc.)" ( http://www.henningbrockhaus.it/opere/2008/06/09/la-serva-padrona/)
La storia dimenticata del teatro San Bartolomeo, rivive oggi in un disegno degli interni della seconda metà del XVII, e che ci mostra un teatro all'avanguardia, con due file di balconici e una balconata, gremito di gente nel pieno di una rappresentazione teatrale con tanto di scenografie prospettiche e interpreti sul palcoscenico.
Atti Incurabili: iscrizione S.Bartolomeo
La vecchia facciata della Graziella in rua Catalana, intanto, oggi non mostra al passante la sua vera storia: benchè restaurata, è ormai chiusa da decenni e senza alcuna indicazione, e quasi nessuno immagina che al posto di una facciata barocca, un tempo esisteva uno dei teatri che fece grande la fama di Napoli nel mondo della musica...e la storia stessa della musica.
Resta un dato interessante da considerare nella storia del teatro napoletano: l'iscrizione, scolpita sulla porta di marmo del Teatro di San Bartolomeo (e qui riportata in un documento della Santa CAsa degli Incurabili) che si riferiva al diritto concesso nel 1583 da Filippo II e riconfermato nel 1646 da Filippo IV, di destinare i proventi dell'attività teatrale alla conduzione ospedaliera e ai poveri infermi  (http://cir.campania.beniculturali.it/archividiteatronapoli/activity/digiacomo/atn/deputazione/approf_dettaglio_dep2_en?oid=24751amp;query_start=15#)
La politica della misericordia a Napoli seguiva le vie dell'arte: se il Pio Monte della Misericordia destinava quadri alla povertà (ricordiamo che era nato da una costola degli Incurabili) altrettanto faceva l'ospedale ideato da Maria Longo col teatro:  e così, con una costante tutta partenopea e una politica accorta delle congregazioni e dei conventi cittadini al reperimento di sostanze da destinare alla carità e alla misericordia, ancora una volta l'arte per opere di bene, segna la storia della città. Insomma come Caravaggio e le Sette opere di Misericordia stanno alla storia dell'arte, sta la Serva Padrona di Pergolesi alla storia della musica.


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