Fortuna 'a Bananara: la Kill Bill Partenopea
Kill Banana, 2007 per gentile concessione dell'artista |
Fortuna
‘a Bananara è di fatto nell’immaginario dei napoletani: è finita sabato 7 aprile, ma sostava nel cuore dei partenopei da sempre col suo
bancariello di banane e di ananas nella piazzetta di Montesano, crocevia di
funicolare, metropolitana e Cumana.
Qualunque napoletano della Pignasecca e oltre la può ricordare, anche
grazie a numerosi articoli che la riguardano, come quello apparso nel 2012 sul
Corriere del Mezzogiorno, quando allora 86enne, fu espropriata della sua
attività di vendita di banane ed ananas, per ripristinare il “decoro pubblico”e finì col fare l'elemosina nella stessa strada.
Intanto nel resto del mondo, nel 2003/4 veniva girato Kill Bill di Quentin Tarantino: un capolavoro di immaginario
collettivo in cui l’attrice Uma Thurman, nei panni -anzi nella tutina gialla - è ormai entrata nella nostra coscienza
contemporanea ed in cui la vendetta è il vero centro del film.
Kill Banana di Roxy In The Box 2006 |
Nel
2006 in una personale a Napoli, Rosaria Bosso in arte Roxy In The Box, dedicò a
Fortuna ‘a Bananara un dipinto e una serie di statuine in resina, le cosiddette action-figures in cui
Fortuna riusciva ad essere la nostra “Kill Banana”.
Munita di tutina gialla d’ordinanza,
in una cornice gialla con armi-banane, osservava lo spettatore con tanto di rimandi al
sangue simbolo della città e rossetto acceso. L’operazione ha a che fare con un complesso processo visivo di ipertesto
e interculturalità.
Kill Banana di Roxy In The Box 2006 |
Tecnicamente, guardando Kill Banana, siamo difronte ad
un ipertesto, in cui “la pratica di rinviare”, il citare, l’alludere, spiega
quello che Umberto Eco intendeva con il racconto: remaking (la ripresa di
elementi narrativi, testuali, personaggi) e il reworking (rimaneggiamento
creativo o citazionista). Nel dipinto e nella serialità dei gadget pensati da
Roxy, Fortuna ‘a Bananara-Kill Banana, diventa un’eroina che non è di Napoli,
ma del mondo: è pronta a vendicarsi con l’arma della sua esotica frutta per il
bene e la passione, indurita dallo stare in strada e resa ruvida color tabacco per via
delle decine e decine di sigarette che fumava, sempre giusta sulle dosi di
potassio e attenta osservatrice del mondo che le transitava davanti. Un'eroina di esperienza, invecchiata come sono i veri saggi, con la super gonna e le scarpette da ginnastica. Giallo, colore di vendetta.
Il Pop-Social Partenopeo che Roxy fa emergere, è una
lezione di semiologia universale: Napoli in particolare vive nelle strade le
storie e l’ipertesto come nessun social potrà mai fare, perché le strade sono
la vita vera, con le sue crudezze e i suoi problemi. Napoli, diventa in questa
operazione, come direbbero gli antropologi ed archeologi, common arena – l’arena comune di rappresentazione come gli antichi
santuari greci.Una specie di presepe aggiornato e rivisitato a valori laici, ma sempre con le sue statuine indomite; attraverso Kill Banana va in scena infatti un dramma sacro autentico:
l’arte di arrangiarsi, e... una vendetta ancora più sottile.
Erano gli anni
Sessanta e la Democrazia Cristiana dovette fare i conti con il primo scandalo
detto appunto “delle banane” per via della gestione privatistica dell’allora
monopolio di stato del commercio delle banane, creato durante il Fascismo.Nessuno
pagò per quelle che erano le prime tangenti e finanziamento illecito al partito, ma al
crocevia di una piazza cosmica, tra Montesanto e la Pignasecca, Fortuna Kill
Banana diventa la nostra eroina, e vendica per sempre uno dei primi scandali
della nostra Repubblica. La Repubblica delle Banane.
Commenti
Posta un commento