Il 700 abbandonato, la balaustra che guarda il mare di Torquato Tasso

SS.Festo/Marcellino visti dalla balaustra SS.Severino/Sossio
Alla fine dell’antico tracciato greco della città, quando la collina di Neapolis compie un salto di 18 metri prima di finire nel mare che oggi non riusciamo più a percepire, venne costruita nel 1700 una splendida balaustra che chiudeva lo slargo davanti alla bella chiesa dei SS.Severino e Sossio.
La balaustra disastrata oggi
Nella “regione dei platani” dove esisteva un boschetto dei grandi alberi, nel 902 d.C. vennero traslati i resti di San Severino nell’antichissimo convento delle monache basiliane di Santa Maria del Primo Cielo: il monastero benedettino dominava con la bella facciata uno degli ingressi più imponenti e monumentali alla città.

Troppo strette trai vicoli, nei piccoli slarghi delle piazze e in generale compresse nel dedalo antico della città, le chiese di Napoli raramente possono essere ammirate per la bellezza delle loro facciate. Eccezione fa la la più bella ecclesia” dei Santi Severino e Sossio, ai margini dell’antico pianoro del Pendino, dove un tempo le antiche rampe del quartiere ebraico della Giudecca Vecchia, immettevano nella città appena a ridosso delle antiche mura greche. Il grandioso complesso dei due santi fu soppresso nel 1845 per passare alla funzione di Grande Archivio del Regno e successivamente Archivio di Stato. Coi suoi 4 chiostri sulla antica collina dei platani, di cui rimane un esemplare ultracentenario incastonato tra splendidi affreschi rinascimentali, resta in piedi dell’ultima fase dei lavori settecenteschi, dopo il terremoto del 1731, la balaustra di piperno con elementi sferici e pilastrini di candido marmo.Un tempo delimitava lo slargo e l’ingresso con cancello ai giardini come mostra un’antica gouache, prima che il Risanamento del 1884 li restringesse ed imponesse l’apertura di via Bartolomeo Capasso. Oggi, nel caos delle macchine e dei parcheggi abusivi della zona, mentre il T.C.I cerca di mantenere aperta la chiesa benedettina famosa per la sua sagrestia, troviamo la bella balaustra settecentesca completamente recintata e abbandonata, in attesa di lavori di restauro. Proprio difronte, è il complesso dei Santi Marcellino e Festo, la cui elegante facciata e la bella cupola di maioliche gareggiano in bellezza e condividono le antiche rampe di accesso alla città.
Gouache slargo nel XVIII
Proprio da queste antiche scale, nel 1986 Lina Wertmuller ambienta le prime scene del suo film Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti”, mostrandoci in pieno il dislivello collinare dalla balaustra settecentesca; qualche tempo dopo nel 1992, nel film di Martone “Morte di un matematico napoletano”, Renato Caccioppoli vi passeggiava in molte scene. Sulla collina che un tempo era dei platani, protetto dalle antiche mura del monastero, anche Torquato Tasso da giugno a ottobre del 1594 fu ospite dei Benedettini dei SS. Severino e Sossio; immerso nella quiete dei giardini e nell’ospitalità dei frati a cui era molto legato, scrisse una elegia ai giovani napoletani in cui richiamava la segreta bellezza della loro terra fra boschi autunnali, allori e fiori. Forse gli stessi che ammirava passeggiando dall’alto della collina a strapiombo verso il mare che oggi non vediamo più.

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