La terza Galleria di Napoli, la crisi del Mattino e l'invenzione del primo touristpoint partenopeo

Oggi giovedì 19 aprile 2018,
campeggia sulla pagina on-line del “Mattino” l’avviso di una agitazione sindacale del giornale: la direzione del giornale ha annunciato un cambio di sede, dal palazzo a via Chiatamone, verso il Centro Direzionale.

Il Mattino fu fondato il 16 marzo del 1892 dall’allora giornalista trentaduenne Edoardo Scarfoglio e dalla trentaseienne moglie Matilde Serao; la prima sede del giornale fu Vico Rotto San Carlo all’Angiportico Galleria, fino al trasferimento negli anni 50-60 in via Chiatamone 65, sede attuale inaugurata nel 1962 ma, a quanto pare, ancora per poco.
Intorno a Vico Rotto e alla Galleria, ruotavano allora i giornali di Napoli, per poi prendere ciascuno una direzione diversa; nel caso de “Il Mattino” il trasferimento fu in via Chiatamone, in una sede dalla lunghissima storia. La scelta ricadde in effetti sull’edificio costruito da una cordata di imprenditori francesi nel 1880 col nome di “Panorama” che attraverso una costruzione a pianta centrale e una serie di lenti e specchi, mostrava le prime rappresentazioni delle bellezze partenopee, Pompei in testa: il 3D dell’Ottocento praticamente. L’esperimento non andò a buon fine, e così il 30 novembre del 1884 il Panorama cedette il posto a magazzini di vestiario e moda Miccio, gli unici veri concorrenti degli altri grandi magazzini di Napoli, i Mele: alla presenza del Cardinale e Prefetto, venne inaugurata la nuova sede dopo lo spostamento forzato da piazza Municipio.
Ma non fu evidentemente una scelta azzeccata: nel 1886 al posto dei magazzini venne fondato il Circo del Varietà: palco, poltrone, la presenza di tavolini e del caffè, delle salette da gioco e da lettura, ne facevano un luogo privilegiato di spettacolo e di gran moda.

Dieci anni dopo come da previsto contratto, e sopravvenuta la morte dell’onorevole Pasquale Billi primo promotore della trasformazione da magazzini a Circo del Varietà, si tentò il gran salto alla lirica dalla canzone napoletana che per un decennio era stata anche la fucina delle audizioni della Piedigrotta proprio nella sede del Panorama. Ma anche questa volta, l’iniziativa non ebbe grande successo: nel 1903 il Circo del Varietà divenne dunque “Teatro Verdi” ma con poco successo, ritornando alla programmazione leggera, e aggiungendo però due file di palchi all’emiciclo e connaturandosi come vero e proprio teatro dal velluto color verde alle poltrone.
Passando di mano la proprietà al commendatore   Roberto De Sanna, finanziere e commerciante nell’industria del gas ed elettrica, il Teatro Verdi divenne così nel 1908 “Galleria Vittoria” con nuovi e ulteriori lavori di adeguamento. 
Teatro Verdi interni
Galleria Vittoria, prima dell'apertura del tunnel Vittoria
In poco tempo, divenne ben presto una terza galleria aggiornando la “classica” versione che la città conosceva bene nei suoi tentativi più antichi ( Galleria Umberto I e Galleria Principe Umberto) all’ibrido evolutivo tra un palazzo neorinascimentale nelle forme, che includeva al piano inferiore i portici aperti,e le vecchie strutture teatrali a pianta centrale, divenendo una sorta di tourist-point ante litteram per accogliere i turisti stranieri e intrattenerli. La mancanza di strutture di accoglienza e di una politica turistica seria, era un problema anche allora, e la Galleria Vittoria vi pose in parte rimedio. A metà tra un proto centro commerciale e una home-turistica specializzata, vi prese sede l’agenzia del britannico Thomas Cook considerato uno dei padri del turismo moderno, che dalla fine dell’Ottocento organizzava viaggi ed escursioni a Napoli, e soprattutto gestiva la funicolare del Vesuvio. In una cartolina d’epoca, prima dell’apertura del tunnel della Vittoria ( Galleria della Vittoria, 1929 ) è ancora visibile la pubblicità della Cook , dove oggi è quella de Il Mattino.
Galleria Vittoria
Se considera che in galleria oltre ai pacchetti escursioni e viaggi, venivano venduti prodotti da Torre del Greco e delle isole, souvenir, ed era presente la ditta Errico Brother che si occupava di maiolica e ceramica e oggetti d’arte, si può capire l’intenzione di questo centro commerciale a vocazione turistica arrivato fino alle soglie della Seconda Guerra Mondiale.
L’ impostazione circolare del primitivo Panorama, poi teatro e galleria è facilmente percepibile anche dalle visuali aeree contemporanee.
Quando la sede del giornale venne ripensata ancora una volta nel 1986, la ristrutturazione di Nicola Pagliara creò un nuovo ingresso per il giornale, venne chiuso il porticato su via Arcoleo, e su via Ugo Foscolo vennero ricavati i locali per le bobine di carta.
Molte cose sono cambiate da allora, specialmente in questa epoca digitale in cui la velocità delle informazioni e la crisi della carta stampata non ha risparmiato nessuno. C’è da augurarsi qualunque cosa accada alla sede de Il Mattino, di cui si vocifera una ristrutturazione, che si tenga conto della grande storia del prestigioso immobile.
Dai tentativi di marketing pompeiano ottocentesco, al varietà-teatro, fino alla vera e propria vocazione prettamente turistica, la terza galleria di Napoli non è scomparsa definitivamente dalla memoria partenopea e ci auguriamo con lei nemmeno l’identità di un giornale e quella dell’unica vera vocazione di Napoli: il turismo e la cultura.





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