La dura Scorziata della Verità, storia di un delitto su un cadavere
La Scorziata nacque come opera pia e
Ritiro per donne nel 1579-82 grazie alla donazione di Giovanna Scorziata: la
fase settecentesca con cui si presentava alla fine della sua lunga storia è ormai letteralmente scomparsa, venduta chirurgicamente
tra ladri e “amanti dell’arte” che commissionano furti. Ne ho parlato abbondantemente in un articolo sul Corriere del Mezzogiorno.
Di fatto, i due sostegni di marmo
ritrovati dai Carabinieri di Perugia e riportati a Napoli qualche giorno fa,
non sono che pugni in faccia per chi conosce il dramma delle ripetute ruberie
nel corso dei decenni, tra cui il San Giovannino di Battistello Caracciolo copia
di Caravaggio.
B.Caracciolo |
Ma anche le tele della scuola di
Solimena e Stanzione, il paliotto, gli arredi e ogni altra cosa asportabile e
non che dalla Scorziata sono stati trafugati.
Già spogliata di ogni cosa nel 1993,
quando persino i marmi degli altari furono sradicati, la Scorziata rivelò il
toccante sacrilegio di un purgatorio di polvere. Le pareti, l’organo, ogni santa cosa ad
eccezione di due pilastri laterali –davvero troppo grandi per essere
asportati?- furono rubati fino a
mostrarci i mattoni sconnessi di una versione rozza e denudata della religione.
Quei mattoni polverosi che nessuno avrebbe mai visto davvero, se non ci fossero
stati i ladri a scarnificare la chiesa fino alle ossa. Come se non bastasse, nel
2012 alla Scorziata tutto prese fuoco di quel poco che c’era rimasto, per i
Cippi di Sant'Antuono partiti dai cassonetti che per decenni stavano davanti
alla bella balaustra settecentesca e ci sono rimasti fino a pochissimo tempo fa.
Ci sono miracoli di statica
napoletana che andrebbero studiati, se non fossero tragici e amari: la
Scorziata del dopo incendio, rientra tra questi. Quando nel gennaio del 2014 lo
street-artist Zilda, entrando con la sua
maschera di Pulcinella senza permesso nelle macerie della chiesa mise la sua
versione di Maddalena napoletana sull'altare col seno scoperto - una copia
della Meditazione di Francesco Hayez legata ai moti rivoluzionari del ’48
d’Italia- con quello sguardo fiero alzato sulle macerie, forse in molti come me
sperarono finalmente in un cambiamento.
La scorziata oggi, 2018 |
Nel 2015, andammo a girare con
RaiTre un video, cercando di raccontare una storia leggera e di speranza; sotto
i miei nostri stessi occhi, persino il pavimento sarebbe stato portato via
dalla chiesa in quell’anno. C'erano quintali di materiali di risulta, crolli,
munnezza: come fecero a togliere il pavimento e a caricarlo senza che nessuno
vedesse nulla in pieno centro storico? Forse
i ladri trovarono anche comode le impalcature con cui la chiesa era stata
“messa in sicurezza”.
Nel recuperare i documenti per la
ricerca dal sito del Ministero, proprio tra il 2014-15 c'erano tre schermate
tra rimandi e appalti di gare mancate che riguardavano ilo sito: la solita
burocrazia all’italiana. Vivisezionata come tutto fosse accaduto nel più remoto
angolo della jungla e non nel cuore del centro storico accanto a piazzetta San
Gaetano, la Scorziata è diventata col tempo un cadavere eccellente: come un
corpo che i narcos fanno ritrovare senza organi interni.
Leonardo Sciascia dopo il furto di
Caravaggio a Palermo, scrisse parole amarissime sostenendo che rubare l'arte è
uguale a lasciare la gente terremotata dentro ai container; parlava di un
ordine mancato tra le cose, di povertà morale e miseria che legava con un filo
sottile lo scempio di famiglie lasciate a se stesse e i quadri in balia di
ladri: era il 1968.
Giusto qualche anno prima, nel 1951,
la Scorziata di Napoli mandava alla Camera dei Deputati il suo report sulla
povertà di Napoli: era tra gli Istituti più importanti di assistenza sociale
che collaborarono con il Parlamento per una inchiesta sulla povertà partenopea,
nei cui atti si legge: "Così nelle piazze e nei corsi magnifici, palazzi
sontuosi testimoniano un passato di splendore, che però il loro precario attuale
stato di manutenzione fa ritenere passato per sempre!"
Poi, infine, il lento declino
dell’Arciconfraternita che gestiva il tutto, per cui la chiesa probabilmente
era diventata un peso non redditizio, ma certamente non così le proprietà
cimiteriali finite nella gestione di San Potito; quelle, infatti, non passarono
al comune nel 2009, ma solo le macerie da integrare nel piano Unesco tardivo.
Così, oggi nel 2018, ci ritroviamo
due belle zampe di marmo, per un altare che non c’è più e mai più ci sarà,
insieme a quelli laterali finiti chissà dove. Verranno però esibite presto in
Castel Nuovo, con un bigliettino in cui si indicherà la provenienza: dalla dura
Scorziata di Napoli. E quando i lavori di restauro saranno conclusi -entro
l’anno pare- ci troveremo il cadavere da gestire di un immobile la cui
destinazione d’uso futura non è chiara. A chi percorra la strada accanto a San Paolo
Maggiore, non può sfuggire il bel portale cinquecentesco di marmo del palazzo
De Scorciatis, con le sue panoplie imbrattate dagli spray, e le sue reti verdi
di cautela condominiale. Giovanna abitava lì, e di donne ne ha salvate molte
dai calcinacci della vita. Per anni, la Scorziata e il suo Ritiro sono stati
abbozzolati da una tela similare e lo sono ancora. Uno scempio visivo di cui
pare non importare a nessuno. Che fosse chiusa e abbandonata in pieno centro
storico era normale, e come lei tante altre. Propongo dunque che la Scorziata, quando
sarà “restaurata” resti aperta a tutti notte e giorno, senza cancelli né
sicurezze, così com’è rimasta nuda e vandalizzata per 40 anni.
il fotogramma del ritrovamento dei sostegni |
La Scorziata squarciata di ogni
pudore, resti la maddalena penitente che non si è redenta, e sia visibile sempre:
come un corpo che ci si rifiuta di seppellire, privo di organi, con gli
espianti crudeli in bella vista e tutti a chiedersi il perché dell’accanimento.
Che resti là coi suoi punti di sutura alla bell’e meglio, come quando i
trafficanti restituiscono i cadaveri ai parenti come fantocci per non farli
smontare del tutto e avere la taglia promessa.
La #duraScorziata delle cose
napoletane lasciamola aperta, purgatorio senza dio né marmi, ma bella così com’è
adesso, sconquassata e frugata nell’intimo.
Rimettiamoci però in bella vista
sull’altare principale le due zampe di marmo commesso, quelle che oggi abbiamo
ritrovato grazie ai Carabinieri, così, per ricordarci crudelmente per sempre di
un esangue omicidio sul già eccellente cadavere in pieno centro storico.
La prima foto è tratta dal sito Ziguline: al centro della navata, lo street-Artist Zilda sta per iniziare il suo lavoro; per la seconda si ringrazia Roberto Piantedosi,il fotogramma è tratto dal filmato della web tv del Comune di Napoli.
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